Annali d’ Italia; delle infigni fue virtù e gloriofe fatiche. Tanto anguftiarono iti quelli tempi i potenti Bologne!! uniti co’ Faentini la Città d’ ¡moia) Matth. la, troppo inferiore di forze (a) , che dopo una rotta data a quel tsZijhT' Pop°l°, d coftrinfero ad una fvantaggiofa pace, e a dipendere Bononienf. da lì innanzi dai loro cenni. Scrive ancora il Sigonio (¿) , che i AV X\/lue ^*acent'n* un^c* co * Cremonefi nel dì 26. di Giugno vennero alle ih) sigon.de mani coll’efercito de’Parmigiani a Cafalecchio, e reftarono fcon-Regno hai. fitti , e per la maggior parte prefi furono condotti nelle carceri di l' ,2' Parma . Onde s’ abbia egli tratte quefte notizie, noi so io dire» Ne gli antichi Annali di quelle Città non ne truovo veftigio. Erano già paffuti quarantadue anni, che la Città di Lodi ftava fotto il giogo de’ Milanefi, trattata non con quella piacevolezza , che fi cattiva il cuor de’fudditi, ma bensì con quell’ afprezza, che li fa gemere e foipirar tutto dì mutazion di governo. Accadde, che (c) Otto due Lodigiani ( ficcome abbiamo da Ottone Morena (c), Storico Morena //¿-diligente di quefti tempi , e nativo di quella Città) l’uno appel-tter Jtfiic ^ato ^.Ibernando Alamano, e Maeftro Omobuono, per lor proprj affari effendo iti alla Città diCoftanza, vi fi trovarono nel tempo fteffo , che il nuovo Re Federigo tenne ivi un Parlamento. Of-fervato , che molti sì ricchi che poveri ricorrevano ad effo per giuftizia, e l’ottenevano, faltò loro in penfiero di fare un paffo forte, fenza averne comrneffione e facoltà alcuna dalla loro Città . Cioè prefe in ifpalla , opure in mano due groffe Croci di legno ( che tale era allora l'ufo in Italia di chi aggravato portava le fue querele al trono de’Principi ) andarono a g;ttarfi a’piedi di Federigo nel dì 4. di Marzo dell’Anno prefente , chiedendo con affai lagrime mifericordia e giuftizia contra de’Milanefi , come Tiranni della lor Patria Lodi, ed efponendo aduno aduno tutti gli afpri trattamenti, che avea patito e tuttavia pativa quella infelice Cirtà . Fra le rare doti , che fi univano in Federigo Principe di grande accortezza e mente , di petto forte e di valore impareggiabile, non era 1’ ultima V Amore della Giuftizia, ma infleflìbile e congiunto , ficcome vedremo , con tal i'everità , che andava al barbarico. Appena ebbe intefe tali doglianze, che ordinò tofto al fuo Cancelliere di fcrivere Lettera vigorofa a i Confoli, e al Popolo di Milano in favore e foliievo della Città di Lodi , e deputò a portarla un uomo di i'ua Corte appellato Sicherio. Tornati i due buoni Lodigiani a Lodi , notificarono ai Confolieal Configlio della Credenza di quella Città quanto aveano operato. Siccome altro-