-sì«- 476 «£>■ Ippolito Ciera, Claudio Monteverde ed altri non pochi, s’intepidì alquanto dopo che sorsero i teatri, e perfezionossi la musica strumentale : i concerti e le cantale, di cui molti attribuiscono l’invenzione ad una nostra dama, Barbara Strozzi, ma che cominciano forse dal Croce, ebbero allora il principal favore nelle accademie ; e vi acquistarono fama Domenico Zanata, 1’ uno e 1’ altro Marcello, Francesco Negri, Antonio Pacelli, il muranese Diogenio Bigaglia e Andrea Lucchesi, scelto a celebrar la venuta del duca di Virtem-berga nel 1767, ed altri non indegni seguaci del Carissimi e dello Scarlatti. Non si spense però del tutto lo stile madrigalesco, che mandò anzi novella luce per opera di due famosi veneziani, Marcello e Lotti. Ma d’un nuovo e più sublime genere fu arricchita allora la musica da accademia pel medesimo Benedetto Marcello, di cui abbiamo ora fatto menzione, singolarissimo ingegno, che ha pochi eguali nell’arte, nessuno nell’espressione del sentimento religioso; onde, salutato universalmente principe della musica, tiene ancor solo il campo, in cui nessun altro osò entrare per misurarsi con lui. I cinquanta salmi da lui modulati, secondo la versione che ne fece a bella posta il Giustiniani, corsero in breve, quasi in trionfo, per tutta Europa; ed il loro inerito fu testimoniato, più ancor che da plausi, dalla pia commozione d’infiniti che li ascoltarono. L’arte di cantare all’anima, protestava il gran Pacchiarolli d’ averla appresa in Marcello, che fu poi sua unica delizia nella vecchiaja. Non così tosto uscirono in luce quei salmi, che si formò in Venezia una società numerosa de’ migliori virtuosi per eseguirli. Peccato che non durò molto ! il buon costume n’ avrebbe guadagnato, non meno che l’arte. Ma i teatri, moltiplicati allora più che mai, non lasciavano bastante comodità alle accademie, ridotte presso che solo agli strumentali concerti. Ora languiscono anche questi, da che la musica teatrale invasò anche le sale e le stanze, distruggendo co’ suoi frastuoni ogni delicatezza di senso, ed avvezzando sempre più il mondo all’ esagerazione. E pur Venezia diede anche a’ dì nostri, fra gli altri molti, due segnalali scrittori di musica da accademia, la cui fama, se non mena forse grande rumore per la poca popolarità di tal genere, è