Annali d’ Italia; (ai Arnulf. Hi flor Me-diulttn. I. 2. cap. iS. Ltindulfus fenìor tìi-Jlor. Me diol.m. /. 3 cap. só. Mefe di Marzo predò al fiume Labento ; e toccò la vittoria a i pochi, ma valorofi. Allora i Normanni, per tirar dalla Tua gli abitatori di quelle contrade , eleffero per loro capo Atenolfo Fratello di Pandolfo 11/. Principe allora di Benevento , e arditamente nel Mefe di Maggio preffo il fiume Ofanto, e fecondo Ce-dreno , in vicinanza del famofo Luogo di Canne, s’azzuffarono coll’efercito Greco, e di nuovo lo sbaragliarono. Accadde, che quel medefimo Fiume , dianzi fecco, allorché i Greci il paffaro-no, alP improvvifo fi gonfiò d’acque in tal guifa, che de i Greci in volerlo ripaifare più ne rimafero ivi affogati , che non erano reftati tagliati a pezzi nel campo dalle fpade nemiche. Secondo Lupo Protofpata, Doceano fi falvò in Bari: fegno , che Argiro avea ricuperata quella Città con intelligenza de Greci, 0 pure che non la tenne. Gran bottino fecero in tal congiuntura 1 vittoriofi Normanni . Succedette parimente in queft' Anno un’ altra confiderabile imprefa, di cui parlerò all’Anno feguente. Ben fi può credere, che i vincitori dovettero faper profittare della lor fortuna con fottometter nuove Terre in Puglia al loro domini©. Anche in Lombardia cominciò la difcordia a lc< m-paginar la buona armonia del Popolo di Milano. Mi fia lecito il parlarne foro queft’Anno col Sigonio, tutrocchè fi poffa dubitare, che al fuffeguente appartenga quefto funefto avvenimento, defcritto da Arnolfo e Landolfo femore (a), Storici Mila-nefi di queffo Secolo . Era compofta la Nobiltà di Milano de i Militi, che tutti godevano qualche Feudo, e fi dividevano inCapitaneie Valvaf-fori , ficcome ancora d’altri, che non aveano giàFeudi:ma per ' groffe tenute di Beni, e per dignità ed Ufizj erano potemi. Maltrattavano, aggravavano i Militi il Popolo minore, cioè gli Artifti, e l’altra Plebe; e andò tanto innanzi la loro indifcre-tezza, che in fine il Popolo ruppe la pazienza, e il nfpetto dovuto a i Maggiori con tale fciffura , che la piaga duro dipoi ne’Secoli avvenire, ora aperta, ora cicatrizzata, ma non mai ben faldata. Abbiam veduto all’Anno 1035. una fimil rottura in Milano , che poi fi quatò per allora . Fu un giorno malamente baftonato o ferito da un Milite , o fia da un Cavaliere , un Plebeo. Traffe al rumore altra gente plebea, ne feguì un conflitto , e pofcia un’unione giurata di tutto il baffo Popolo contra de* Nobili, da’quali più non fi voleva lafciar calpeftaFe. Il peggio fu, che Lanzone, uom Nobile, fi mife alla lor tefta : il che fom-