Anno MLXXVII. tur. Somma fatica fi durò da tutti per muovere il Papa a commi-ferazione ed accordo. Lafcioiìì in fine piegare, purché Arrigo de-poneffe le Regali infegne, e deffe veri fegni di pentimento. Seguì pertanto quella leena, che fece allora e dipoi grande llrepito, e farallo anche ne’Secoli avvenire. Cioè fu ammeffo Arrigo entro la feconda cinta di muro di quella Rocca, che tre ne avea. Quivi lcompagnato da tutti, fenza alcun fegno dell’efler iuo di Re, con velie di lana, co’piè nudi, mentre un ecceflìvo freddo regnava fopra la terra, rellò un giorno, e poi l’altro, ed anche il terzo , con farlo ivi digiunare imo alla fera . Tempo viene talvolta, che la Superbia, primo mobile de 1 Regnanti, cede il trono allTntereiTe. Dopo i tre dì, e come fcrive Domzone (a): (a) Donilo Ante dies feptem , quarti fìnem Janus haberet, Mathilà. Ante Juam jaciem concejjìt Papa venire Regern , cum plantis nudis a jrigore captis . Cioè nel dì 25. di Gennaio diede il Papa udienza ad Arrigo, che prollrato a’fuoi piedi dimandò mifericordia de’fuoi falli. Celebrò il Pontefice la Meffa , e prefa la facra Odia nelle mani, perchè i fuoi nemici lo fpacciavano per Simoniacamente ai’cefo al Papato, fi purgò da quella calunnia. Efibì ad Arrigo di fare altrettanto, s’egli fi credeva innocente, e non reo di tante accufe prodotte con-tra di lui. Ma egli con varie feufe fe ne guardò. Fu pofcia al pranzo col Pontefice , il quale i’avea ben affoluto dalla l’comunica, ma con lafciare in fofpeio l’affare del Regno, e rimettere a i Principi Germanici, e ad una Dieta il decidere, s’ egli doveffe deporre la Corona , o pure ritenerla . Dopo ciò il Papa venne a Reggio, dove fi trovava Gu beno /IrcLveJcovo di Ravenna, il più maligno de gli awerfarj del P ipa , con gli altri Vefcovi Simoniaci, allettando il compimento delle promeffe di Arrigo. Convien ora fapere , efìerfi appena intefo in Lombardia, come era paffato il congreffo del Re col Papa in Canoffa, (b) che (1 ) Lamberti infinite motmorazioni ed infolenze fi iparfero non men contra del- S^afrabur. lo flefio Pontefice, trattandolo da Tiranno, da Omicida, da Si-in ^ moniaco , quanto contra d'Arrigo, perchè sì vilmente fi foffe fug-gutato ad un sì indegno trattamento. Fu propello di creare Corrado Figliuolo d’Arrigo, benché di tenera età, Re: tutti fuggivano, o vilipendevano Arrigo; e le Città gli ferravano le porte in faccia. Ora tra per quello, e perchè non già di buon cuore, ma per necefiìtà de’fuoi affari, egli avea fatta quella concordia col Papa, fe ne pentì egli ben prello. Gli llava a’fianchi il luddetto Gui-