560 Annali d* Italia! Segnarle nelle Scuole , o pur di Spiegare la FiSica , o di praticar la Medicina, abbandonavano i loro Chioftri. Queilo fu proibito , e dichiarate nulle e Sacrileghe tutte le ordinazioni fatte e da fàrfi dall’ Antipapa e da gli altri Scismatici. E perciocché 1’ andar girando il Papa , dovea riufcire di non lieve aggravio alle Chielè , gli fu fatto fapere, che Se volea più lungamente fermarli in Francia, fi eleggeiFe una dimora (labile nella Città, che più gli foiìe in grado: laonde egli fcelfe la Città di Sens , dove fi trattenne dal principio d’ Ottobre fino alla Pafqua dell’ Anno 1165. Circa quelli tempi avendo Ulrico novello Patriarca (a) Dandul. d’ Aquileia fatta un’ invafione nell’Ifola di Grado, (a) vi accorai Chronu^r {ero j Veneziani con uno iluolo di Galee, e il fecero prigione Italie. con affai Nobili del Friuli nell’ ultimo Giovedì del Carnovale, e tutti li mifero nelle carceri di Venezia. Per liberarli egli fi obbligò di mandar ogni anno da lì innanzi nell’ ultimo Mercor-dì del Carnovale al Doge dodici porci graffi, e dodici pani grofìì in memoria della vittoria de’ Veneti , e della fua liberazione . Allora fu fatto in Venezia uno Statuto, che nel Giovedì fuddetto in avvenire ad un Toro, e ad altri fimili porci nella pubblica Piazza fi doveffe tagliar la tefla , il qual ufo per conto del Toro dura tuttavia in efla Città. Credevafi dalla plebe ciò istituito per denotare , che fi tagliava il * capo al fuddetto Arcivefcovo e a dodici de’ fuoi Canonici; ma i faggi fa* peano , che pel folo fine fuddetto fi facea quello Spettacolo. Era in queili tempi flraziato l’infelice Popolo Milanefe da i Miniflri Tedefchi , che tutti aveano nell’olia il morbo dell’ avarizia. Tanta era la parte, che il loro Vice-governatore Pie- (b)Sire tro di Cunin efigeva dalle rendite de’poderi (/>) , che quafi iTZri nulla ne reflava a i miferi padroni, e a i loro rullici. Oltre di Rer. Italie, che da que’ poderi, che aveano i Milanefi fui Lodigiano e Creiti a feo , nel Seprio , nella Martefana, e in altri Luoghi, nulla poteano ricavare. Tutto fel divoravano gii Ufziali dell’ Impe-radore. Fabbricarono coiloro nel Borgo dì Nofeta una gran Torre per far quivi la Zecca, e guardarvi il danaro dell’ Im-peradore . Ad un magnifico Palagio ancora per fervigio d'elfo Auguflo fu dato principio in Monza; e tutto il di erano in volta gli ilrapazzati contadini colle lor carra e buoi, per condurre i materiali. Altrettanto fi facea per la fabbrica del Caltello di Landriano, e di un Palazzo a Vigiantino . Per quelle, eperal-tre doglianze della gente, il Vefcovo di Liegi richiamò il Cu-