Annali d’ Italia. Anno di Cristo mclxii. Indizione x. di Alessandro Ili. Papa 4. di F e D E R 1 G O I. Re 11. Imperadore 8. Famosissimo divenne queft’Anno, perchè in effo finalmente venne fatto all'Imperador Federigo di vedere a’fuoi piedi il Popolo di Milano, e di potere sfogare contra della lo-ìlfnT^.ro Città il fuo barbarico fdegno. (a) Il guaito dato a tutti i Laud. t. 6. contorni di Milano avea privato de i viveri quel valorofo Popo-Rer. Italie. jQ ^ n£ reftava fperanza nè maniera di cavarne da i vicini , perchè tutti all’ intorno erano lor nemici, e collegati per rovinaci quell’ illuftre Città. La fola Città di Piacenza avrebbe potuto e voluto foccorrere ; ma n’era impedita dalParmi di Federigo, acquartierato appoila a Lodi, che facea batter continuamente lle itrade , e tagliar crudelmente la mano deitra a chiunque era colto portante vettovaglia a Milano. Però fi cominciò ftrana-mente a penuriare in ella Città , e alla penuria tenne dietro una grave difeordia tra i Cittadini , cioè tra i Padri e i Figliuoli, i Mariti e le Mogli , e i Fratelli, gridando alcuni, che s’ aveva a rendere la Città , ed altri foilenendo , che nò : laonde acca- Q)?trIRaiil devano continue riffe fra loro, (b) Si aggiunfe, che i principa-HiA.Tom 6. r r • i- t r • r • ■ Rer.jtaiie. “ formarono una iegreta congiura di dar nne a tanti guai, ira guifa che prevalfe il fentimento accompagnato da minaccie di chi proponeva la refa; e fu prefo il partito d’inviare a trattar di pace. Iti gli Ambafciatori a Lodi propofero di fpianare per onor dell’Imperadore in fei luoghi le mura e le foffe della Città. Federigo col parere de’fuoi Principi, e de’Pavefi, Cremo-nefi, Comafchi, ed altri Popoli nemici di Milano, flette fiffo in volerli a fua difcrezione fenza patto alcuno . Duriiììma parve tal condizione, ma il timore di peggio induffe i Milanefi ad accomodarfi al fieriffimo rovefeio delia lor fortuna. Pertanto nel primo giorno di Marzo veianero a Lodi i Confoli di Milano, cioè Ottone Visconte, Amizone da Porta Romana, Anfelmo da Mandello, Anfelmo dall’Orto, con altri,- e colle fpade nude in mano, ficcome Nobili, giurarono di far quello, che piaceffe all’Imperadore, e che lo iteffo giuramento fi prefterebbe da tutto il loro Popolo. Nella feguente mattina comparvero trecento Soldati a cavallo Milanefi, che raffegnarono a Federigo le lor bandiere, e infieme le chiavi della Città. Nel Martedì venne-