Annali d* Italia." te accufava di mala condotta i Legati, con dar ragione all’ Im-peradore ; e 1’ altra foiìeneva il loro operato . Sopra di ciò Papa Adriano dcriffe una Lettera a gli Arcivescovi e Veicovi di Germania , gravida bensì di lamenti per lo llrapazzo fatto a i fuoi Legati; ma con raccomandarli, che placaff^io e mettef-fero in miglior fenderò J ’ Imperadore. All’incontro que’ Prelati gli inviarono una ridpofta affai vigorofa in diteda della Dgni-tà Imperiale, rilevando l'opra tutto Ì’ indolenza di que’ Verdi, e di quella Dipintura , che dicemmo offervata nel Palazzo Late-ranenfe , la quale non dovea peranche effere fiata abolita , e toccando anche gli abulì, ed aggravj introdotti nelle Chiede della Germania da i Miniftri della Curia Romana. Perciò il faggio Pontefice udendo, che Federigo li preparava per tornare coll’ armi in Italia , giudicò meglio di fimorzare il nato incendio con inviare in Germania due altri Legati più prudenti , cioè Arrigo Cardinale de’ Santi Nereo ed Achilleo , e Giacinto Cardinale di Santa Maria della Scuola Greca , che per viaggio furono prelì , fpogliati, e porti in prigione da due Conti del Ti-rolo . Furono poi rilafciati, ed Arrigo il Leone Duca di Baviera e Saffonia fece poi un’efemplare vendetta di que’-Nobili mafnadie-ri. Trovarono quelli Legati Federigo ne’ contorni di Augufta, ed ammefìì all’ udienza, gli parlarono con gran riverenza , e predentarongli una Lettera manfueta del Papa. In effa egli fpie-gava la parola Benef cium, dichiarando di non aver mai pre-tefo, che l’imperio foffe un Feudo. Bailo quefto a calmare F ira di Federigo,- ed avendo egli podcia dato buon dello ad alcune altre differenze, che pattavano fra lui e la Corte di Roma , fu riftabilita la pace, e i Legati contenti , e nobilmente regalati, de ne ritornarono a Roma . Avea già 1’ Augurto Federigo i'pediti in Italia per precurdori alla dua venuta Rinaldo duo Cancelliere, e Ottone Conte del Palazzo. Quelli verdo la Chiuda iull’ Adige s’ impadronirono del Cartello di Rivola , importante per la lìcurezza del paffaggio dell’ Armata. Giunti a Cremona , quivi tennero un gran Parlamento, al quale intervennero gli Arcivefcovi di Milano e di Ravenna , quindici Ve-fcovi, e molti Marchedi , Conti, e Condoli delle Città. Vietarono poi l’Edarcato di Ravenna, e nell’andare alla volta d’ Ancona , dcoprirono , che i Greci allora dominanti in quella Città , affidavano gente dotto preterto di volere dar guerra a Guglielmo Re di Sicilia , ma in fatti con didegno d’ irnpadro- nir-