nelle pubbliche tavole da Nicolò de’ Marchesino notajo, li 20 dicembre dell’anno stesso, venne ratificata dall’altro vescovo Jacopo Alberiini con alto 18 aprile del susseguente anno 1320 ; le quali cose leggiamo nell’ eruditissima opera : Le Chiese Venete illustrate dal senatore Flaminio Cornaro. La ripetuta convenzione, che sembra riferir per confini di questa proprietà ceduta, le coerenze medesime della donazione 1220, nomina un argine con terra e con fondamenta, sulla quale stavasi edificata la casa, e presso di essa i due molini, ed è quest’ argine appunto clic chiudeva il lago dalla parte di tramontana, e lo separava dalla laguna e dal canale Bilia, il quale vi scorreva a poca distanza. Traccia di esso se ne scorge nella pianta Temanza, e con la guida del gran disegno Durerò, si riconosce, che esso stendevasi precisamente dall’ odierno ponte del molo, fino ad una torre di cui veggonsi ancora le reliquie sul rivo verso San Daniele. Questa torre corrispondeva per retta linea con l’altra esistente denominala della Campanella ; ma venne demolita nel 1809, allorquando si sono atterrati nove grandi cantieri da vascello, di che più oltre sarà da noi fatta ricordanza. Queste torri sorgevano una per estremità dell’ argine stesso, e tra l’una c 1’ altra stendevasi un’ alla muraglia coronata colle solite pinne o merli, opera del secolo XIV, che intiera sussisteva anche nel MD, come vediamo nella tante volte citata pianta o disegno attribuito al Durerò, e divideva così questo secondo ingrandimento, come abbiam dello, dalla laguna e da’ vicini bassi fondi, marcando una sola retta in continuazione a quella del primo arsenale. Gran parte di essa muraglia tuttavia sussiste in quel muro, che, dalla ridetta torre della Campanella, continua pel riparto Alberi, fino al canale interno denominalo rivo delle Seghe, e continuava oltre ancora lungo il riparto Isolotto, ove l’abbiamo veduta nell’ anno 1809, in cui soggiacque ad eguale destino della torre e dei cantieri teste nominati. Né per avventura perirono in lutto le vestigia di que’ merli, di quelle pinne, alcuni de’ quali si conservano all’ alto framezzo ai fabbricati in vicinanza alla stessa torre della Campanella, che ora è la torre centrale di questo vol. i, p. ii. 45