Anno MCCXLIV. 267 li. Graviffimi altri malanni patì la Criftianità d’Oriente, perchè le fu di nuovo tolta la fanta Città di Gerufalemime con iftra-ge d’ infiniti Crift'.ani. La Città d’ Accon , o fia d’ Acri, che dianzi s’ era ribellata all’Imperador Federigo, cominciò a provar le fcorrerie de’ Maomettani fino alle fue porte . L’ imperio de’ Latini in Coftantinopoli era già ridotto al verde ; e in Lombardia s’andava dilatando l’Erefia de’ Paterini , e crefcevano le guerre con tutti i lor funefti effetti. Per foftenere intanto i fuoi impegni il Papa, con ifpedir Collettori, voleva danari, e non pochi, da tutte le Chiefe della Criftianità, e bifognava darne. Più fpietatamente Federigo anch’ egli fcannava i fuoi Popoli , e maf-fimamente gli Ecclefiaftici , con impofte e gravezze continue. Perciò una gran mormorazione dapertutto fra i Criftiani s’udiva, fpezialmente contra d’eiì’o Federigo , il quale in vece d’impiegar le fue forze ( al che era tenuto ) contra de’ nemici del nome Criftiano , le rivolgeva contro la Chiefa fua Madre . E qui la gente s’empieva la bocca de’ fuoi perverfi coftumi : (a) eh’ e-gli non afcoltava mai Meffa ( e pure uno de’ fuoi delitti fu Fa -Angli ver forzato dopo la fcomunica i Preti a dirla in fua prefenza); che non avea venerazione alcuna per le perfone Ecclefiaftiche ; parlava poco fanamente della Religion Criftiana ; teneva per lue concubine donne Saracene , con altri reati , i quali fe non tutti, per la maggior parte almeno erano fondati fui vero. All’incontro Federigo rigettava la colpa del non potere accudire ai bi-fogni della Criftianità fulla Corte di Roma, che gli facea quanta guerra potea , e tuttodì andava fottraendo all’ ubbidienza di lui le Città d’ Italia , anfiofa folamente della di lui rovina ; nè poter egli accorrere altrove coll’armi, da che per la fua andata in Oriente poco era mancato, che il Papa non gli avelie occupati tutti i fuoi Stati d’ Italia . Pare nulladimeno , che in queft’ Anno venifte un buon raggio di faviezza a calmare il di lui turbolento animo. Mentr’ egli era ad Acquapendente, (¿)(b)Petrusde gli fpedì Papa Innocenzo IV. Ottone Cardinale Velcovo di Porto, fuo amico, per indurlo alla pace. Gliel aveva anche inviato V eap.9. Anno innanzi, allorché egli facea 1’affedio di Viterbo. Federigo moftrando pur voglia d’accordo, inviò anch’ egli a Roma il Conte di Tolofa , Pietro dalle Vigne, e Taddeo da Sefla con plenipotenza per lo iofpirato da tutti aggiuftamento colla Chiefa. Matteo Paris (c) rapporta l’intero Atto di tutto quello , eh' egli accordava sì per la lòddisfazion della Chiefa, come pel AnSiic. per-