-=*» 65 «i=>- e presiede alle finanze di quella corte. In Venezia vennero fino dai primi tempi della repubblica instituiti perla sollecita esazione, custodia e giusta distribuzione delle pubbliche entrate. Questo magistrato, composto di tre nobili, avea uffizio in zecca ed a Rialto, ed era come il cassiere dello Stato. Eseguiva e teneva registro di tutti i pagamenti fatti per conto pubblico, eccettuati alcuni eh1 erano serbati ad altre magistrature nelle loro casse private. OFFICIALI ALLA CAZUDE. — La parola cazude corrisponde all’ italiana cadute, e dicevansi cazude quelle pubbliche imposte dirette, che non pagate cadevano in pena. Questo magistrato avea il carico di riscuoterle col mezzo della forza e della vendita dei poderi dei debitori. PROVVEDITORI SOPRA CONTI. — 11 fine di questa magistratura era quello di tarsi render conto del danaro, e di tutti gli e Ile Iti di pubblica ragione che avessero ricevuto, e le spese fatte dagli ambasciatori, baili, residenti, generali, comandanti d’ armata, amministratori di galera o somiglianti ministri. Era a lui anche commesso l’oggetto delle ripudie dell’ eredità, e i ripudiatiti dovevano con giuramento affermare che il defunto non avea lasciata veruna sostanza. INQUI SITORATO ALL’ESAZIONE DEI CREDITI PUBBLICI. — La generosa repubblica donò a’sudditi tutti i debiti o tanse precedenti alla redecima del 17/1°, ed i debiti posteriori divise in classi con ferme ed eque misure, perchè più facilmente fossero soddisfatti, e diminuita la gravezza del peso. A questo scopo creò 1’ inquisitorato. PROVVEDITORI SOPRA DANARO PUBBLICO. — Stabilivano con tarillè le tanse che si doveano pagare dal magistero sopra 1’ utile ritratto dall’ impiego, o provenisse da esazioni incerte sopra gli atti d’ uffizio, o da salario stabilito. Quest’ operazione chia-mavasi redicimare, o decima degli uffizi, e della tansa facevasi uso, o a sussidio del popolo, o nei bisogni dello Stato, e sempre a pubblico vantaggio. SOPRAINTENDENTI ALLE DECIME DEL CLERO.— 1 benefizi ecclesiastici, fossero parrocchiali o semplici, derivavano dai fondi posseduti, o dal quarantesimo, detto volgarmente quartese. Sulle rendite dei primi e del secondo codesta magistratura stabiliva ed esigeva le decime del clero. DIECI SAVI SOPRA LE DECIME IN RIALTO. — Questa importantissima magistratura censuaria avea il carico delle imposizioni dirette, chiamate decime, sopra i fondi detti allibrati a fuochi veneti, ossia di prossessori veneziani, che doveano pagare in Venezia. Nei casi di rinnovazione di decime, o d’un nuovo censimento, e d’ altra imposizione fondiaria, dovevansi dagli abitanti dare le notiliche dei possedimenti, il che chiamavasi dar la sua condizione. Queste notifiche negli archivi cominciano nel 1514-> essendo le precedenti consumate dagl’ incendi di Rialto, e si possono unire ai numeri del censo e delle mappe de’ tempi nostri. Le notifiche giovano assai per chi vuole conoscere lo stato dell’antiche famiglie, le case degli uomini illustri, i poderi ottenuti, o per diritto d’ eredità o di acquisto. Con tale mezzo, esaminando i traslati di dita in dita e le volture dei fondi si scoprirono in Venezia le case di Tiziano in Biri, di san Girolamo Miani a San Vitale, dello scultore Vittoria sulla riva degli Schiavoni, di Paolo Caliari detto Veronese a San Samuele. VOL. I. i