XXIX » fe i proprj affari. Niuna rifpofta fu data al Papa-; Fino in mor-» te gli fa una f’pecie di panegirico, mentre dopo aver detto all’ an. » 1250, che il cattivo concetto , in cui era Federigo, faceva , che fola-» mente fi penfaffe e credejfe il male di lui : ci ailicura, che egli fpedì » al Sultano per la liberazione di S. Luigi IX. allora prigioniero , » con foggiungere, che da 1 malevoli fuoi fu interpretato, che la fpedi-» glorie fofj'e tutta a fine contrario. »Non parla così del fommo Pontefice. Anzi dice, che fubito « dopo il Concilio di Lione Innocenzo IV. fece gran maneggi per »»l’elezione di un nuovo Re di Germania, l'enz’attendere Corrado » figliuol di Federigo, che non era nè fcomunicato, nè depoflo: onde tu » eletto l’an. 1246. Arrigo Langravio di Turingia, il che fommamen-y> te piacque al Papa , folla fperanza, che fchianterebbe Federigo, e tut-» ta la fua cafa. Narra la fua morte all’an. feguente per ferita ripor-» tata in una battaglia contro il He Corrado, e inficine la creazione »del nuovo Re di Germania Guglielmo Conte d’Olanda per opra »del Pontefice. Giunto poi all’an. 1251. in cui pervenne la nuo-» va della morte di Federigo a Innocenzo IV. in Lione , parla in » quefto linguaggio del Vicario di Crifto: - Non folo fi accinfe a pio-»muovere in Germania gli affari del Re Guglielmo fua creatura, » e a deprimere, per quanto gli era poffibile , il Re Corrado , non »meno odiato da lui, che il fuo padre Federigo, con ifcomunicarlo » ancora, e dichiararlo decaduto da ogni diritto fopra i Regni; ma »eziandio più che mai fenza rifparmio d’indulgenze plenarie, e di »Crociate, fi diede a commuovere i Vefcovi, Baroni, e Popoli »della Germania, Sicilia, e Puglia contro di lui--.L’anno feguente » converte le giufte caufe del medefimo Pontefice di non dare a »Corrado l’inveftirura di Sicilia, in oftinazione del Papa, e fegue »a dir l’an. 12.53. che—le profperità di Corrado furon cagione, » che il Pontefice colla fua Corte ccminciaffe una tela ruova in ro-» vina delia cafa di Suevia-- cioè con efibire la Sicilia in lnghiiter-» ra , ove non trovando difpofizione chiamaffe a mercato Carlo Conte » d’ Angiò. » A noi eflxemamente rincrefce di riferir materia sì poco gradevo-» le, non iolo agli Eruditi, i quali fon bene iftruiti dal Rainaldi con v> tanti buoni, e {inceri documenti , e dagli Atti de’Concilj, ( oltre » a tanti altri Scrittori moderni ) che quefto carattere non fi convie^-» ne ad un Papa così dotto, e così fanto, qual era Innocenzo IV. » ma ancora al volgo imperito, il quale da Scrittor tanto accredita-» ro non crederebbe dover fentire fe non cole vere, benché non a£-Tomo VII. e «fatto