Anno M C C L VI II. 331 Re Manfredi . Fecero conofcere , che Corradi.no era vivente , e pretefero che fi galtig-iiTe chi avea detta li menzogna di fua motte .Manfredi con faggio e bel fermone rifpofe loro, che il Regno era già. perduto , ed averlo egli, Siccome ognun fapeva , conquiilato coll'armi e con immenfe fatiche; nè elTere di dovere , nè di utilità, che lo rinunziaife ad un fanciullo incapace di foilenerlo contra de’Papi, implacabili nemici della Caia di Sue-via. Che per altro avrebbe tenuto il Regno fua vita naturale durante, e poi vi farebbe fucceduto Corradino . Con quelle belle parole, e con regali magnifici, anche pel Duca di Baviera, rif-pedì gli Ambafciatori . Da Palermo ripalTato il Re. Manfredi in Puglia (a), tenne Corte bandita, e un gran Parlamento in Fog- (a) Sukas già, dov e rallegrò i Popoli concorii da tutte le parti colla folen* nità di varj fpettacoli e giuochi. Indi col efercito pafsò addoffo alla Città dell’ Aquila , che finquì avea pertinacemente tenute inalberate le bandiere delia Chielà . Danno non venne alle per-fone e robe degli abitanti, che furono poi coilretti ad ufcirne, e la Città per pena fu data alle fiamme . In quelli tempi avendo il Popolo Romano trovato colle pruo-ve Manuello de’Maggi (¿), Senatore troppo parziale de’Nobili, (b) Matth. levatofi a rumore andò colla forza a liberar dalle carceri Branca- Paris’ ad leone già Senatore, e il rimife nell’Ufizio primiero. Allora eglihunc Ann' cominciò ad efercitare fpietatamente il vigore della giuilizia contra de’potenti Romani, che calpeilavano il popolo , e fece infin prefentare alle forche due della nobil Cafa de gli Annibaldefchi. Fu co i fuoi fautori fcomunicato dal Papa : del che non fecero eglino conto, pretendendo di avere un privilegio di non potere eifere fcomunicati. Tali minaccie poi lì lafciarono ufcir di bocca contra del Pontefice e de’Cardinali, che Papa AleiTandro colla Corte non veggendolì ficuro, fi ritirò a Viterbo. Ciò dovette fuccedere nell’ Anno precedente, perchè fi veggono Lettere quivi allora date dal Papa . Nel prefente Anno Brancaleone col Popolo Romano fu in procinto di portarli coll’armi a diilruggere Anagni, patria dello ilelfo Pontefice. Per placarlo , bifognò , chedl Papa con umili parole mandaflb a pregarlo di defiitere da cosi crudele difegno. Durò fatica Brancaleone a frenare il furor del popolo, e da lì innanzi tenne buona corrifpondenza col Re Manfredi, che gli promife ogni aiììilenza ed aiuto. Pofcia per abbaifare la potenza della Nobiltà Romana, che colle cale ridotte in forma di fortezze commetteva mille infoiente , fece diroccare da cento quaranta loro Torri, e in