Anno MCCLXV1II, 385 r?dino avea Taccheggiate Chiefe e Monifteri ; ma fi rifponde-va , non coflare , che ciò foffe feguito per ordine d’eflo Corra-dino; e forfè non averne fatto altrettanto e peggio anche le milizie del medefimo Re Carlo ? Un folo Dottor di Leggi fu di parere contrario , ed è credibile, che altri ancora de’Baroni beneficati dal Re Carlo , per timore della Caia di Suevia , con-iigliaifero la morte di Corradino. In fomma al barbarico fen-timento di quelli tali fi attenne eiTo Re Carlo , figurandoli egli, finché viveffe Corradino , di non poterli tenere per ficuro pof-fefTore del Regno . Però nel dì 19. di Ottobre del prefente Anno ( e non già nell’ Anno feguente , come taluno ha fcritto ) eretto un palco fulla Piazza, oppure fu! lido di Napoli, fu condotto colà il giovinetto Corradino, che dianzi avvertito dell’ultimo fuo dettino , avea fatto teflamento , e la Tua confeffione . L’in-numerabil Popolo accorfo a sì funefto fpettacolo non potea contenere i gemiti e le lagrime (a). Fu letta la feral ièntenza(a) Barthoz da Roberto da Bari Giudice, al quale, fe crediamo a Giovannil°m*us dt Villani (¿), finita che fu la lettura, Roberto Figliuolo del cap.“™ Conte di Fiandra, Genero del Re Carlo , diede d’ uno flocco nel (b) CAovan-petto, dicendo, che a lui nori era lecito di fentenziare a morte sì grande e gentil Signore: del qual colpo colui cadde morto , prefente il Re, e non ne fu fatta parola. Lafciò Corradino la reità fui palco, e dopo lui furono decollati Federigo Duca d’Au-ilria , il Conte Gherardo da Donoratico di Pifa su gli occhi del Conte Galvano fuo Padre, al quale medefimamente fu dipoi fpic-cato il capo dal bullo. Altri fcrivono , che Galvano Lancia fu allora decapitato . Vennero i lor cadaveri vilmente feppelhti, ma fuori di facrato , come fcomunicati. D’altri Nobili ancora , decollati in quell’infaufto giorno, fanno menzione varj Scrittori. Così nell’infelice Corradino ebbe fine la nobiliffima Caia di Suevia , e in Federigo la linea de i vecchi Duchi d’ Auflria , con paffar dipoi dopo qualche tempo quel Ducato nella Famiglia de gli Arciduchi d’ Auflria, che gloriofamente ha regnato, e regna lino a dì noftri. Un’infamia univerfale ii acquiitò il Re Carlo preffò tutti gli allora viventi, ed anche preifo i pofleri, e fin preifo i fuoi iteiìi Franzeiì, per quella fu a crudeltà ; e fu oiTervato^ che da lì innanzi gli affari fuoi , benché pareffero allora giunti al più bell’afcendente, cominciarono a declinare, con (c) AEneas piovere fopra di lui graviffime disgrazie. Enea Silvio (c) , che fu poi Papa Pio II. e -vari Storici Napoletani, e Siciliani, feri- w. Bocci. Tóìno VII. Bb vo-