Anno MCXCI 75 •Lettere calde tempeftò Papa Celeflino per riaverla col mezzo Tuo. In fatti induffe quefto Pontefice il Re Tancredi a rimetterla in libertà, e a rimandarla in Germania nell’Anno feguente. Non fi sa , eh’ egli la cedcrte con patto alcuno di fuo vantaggio. Solamente fappiamo, che dopo averla generoiamente regalata, la rimandò. Vero è, che il concerto era, eh’effa Auguita paf-faiTe per Roma , dove il Pontefice penfava di trattar di concordia ; ma effa gli fcappò dalle mani, e in vece d’arrivare a Roma, voltò ilrada, e fe ne andò a Spoleti. Se i Principi d’ oggidì , trovandoli in una fituazion tale, foffero per privarli con tanta facilità, e fenza alcuna propria utilità di una Princi-peffa, che feco portava il diritto fopra la Sicilia, lafcerò io, che 1 faggi Lettori lo decidano. Ben fu ingrato dipoi Arrigo, che niuna riconofcenza ebbe di sì gran dono. Per conto di Terra fanta ( a ) , giunto fotto Accon , o fia Acri, Filippo Re di (a) sicard. Francia , trovò , che la fame e la pelle aveano fatto gran ma in ^noidL -cello della gente Crirtiana, che affediava quella Città , con e f- Lubectnfis. fere anch’effa rirtretta dal campo di Saladino. L’arrivo fuo ri- ,Ahbasf Ur~ mife in buono flato quegli affari , di maniera che da lì innan- p"gÒ,defi. zi fi cominciò daddovero a tormentar colle macchine l’affé dia- Montchus. ta Città. Intanto Riccardo Re d’Inghilterra giunto in Cipri, jh^utr, ebbe o cercò delle ragioni per muover guerra ad Ifacco, o fia & alti, Ch.irfa.cco, Signore o Tiranno Greco di quell’ ameniffima Ifola , il quale fi facea chiamare Imperador de’ Greci. Il mife in fuga , e affediatolo pofeia in un Cartello, 1’ ebbe in fua mano con un immenfo teforo. Venne in potere di lui ogni Città e Terra di quelPIfola, ch’egli fpogliò di rutte le lue ricchezze, e pofeia per venticinque mila marche d’ argento la vendè a i Cavalieri Templarj, e toltala in fine a i medefimi , la rivendè per ventifei mila Bifanti a Guido Lufìgnano , già Re di Gerufa-lemme, i cui difeendenti gran tempo dipoi ne furono poffeffo-ri. Arrivò fotto Accon quello feroce Re, ma entrò ben torto anche l’invidia e la dilcordia fra lui e il Re di Francia. Ballava, che l’uno volefle una cofa, perchè l’altro la disapprovaf-fe . Contuttociò le larghe breccie fatte nelle mura di quella Città, che finquì era cortata la vita d’innumerabili Criftiani, e di moltiffimi Principi, obbligarono i Saraceni a renderla con fommo giubilo della Crirtianità nel dì iz. o pure nel 13. di Luglio dell’Anno prefente . L’immenfa preda fu divifa fia gl’ In-glefi e Franzefi con graye doglianza dell’altre Nazioni, che più d’effi