XVIII. RISORGIMENTO DELL’ARTE. PITTORI DELLA VECCHIA SCUOLA CHE NON APPROFITTARONO De’ NUOVI INSEGNAMENTI. Sebbene avesse il Mengs, e con le opere e con gli scritti, ed il Milizia ancora, mostrato, nel cadere dello scorso secolo, che le arti eran tutte fuori della retta via, pure coloro che le esercitavano poco o nulla diedero ascolto a quella chiamata. Sorse Canova, e la prima scintilla del fuoco sacro che in dono avea avuto dal cielo palesolla nelle statue di Euridice e di Orfeo, quella lavorata nel 1773, questa condotta in marmo di Carrara quattro anni appresso. Poi, scolpito l'Esculapio, il gruppo di Dedalo ed Icaro e la statua del marchese Poleni, passò a Roma, affin d’informarsi la mente nelle opere classiche dell’ antichità, e da ivi poscia diffuse, non con gli scritti, ma coi documenti parlanti delle sue opere, le norme del bello. Ciò non valse però a far si che gli artisti educati alla vecchia scuola si scuotessero, che anzi i molti viventi in Venezia tennero fermo nella abbracciata via fino a morte. — E, valga il vero, Gramiccia Lorenzo, sebbene di patria romano, ed educato nella medesima Roma, qui viveva e moriva nel 1795, e, meno nei piccioli quadri, nelle opere maggiori poco valse. — Cosi dicasi di Gio. Battista Mingardi, nato in Padova e morto in Venezia nel 1796, il quale, postosi sotto gl’ insegnamenti del Tiepolo, e più, formatosi da sé sulle stampe, sebben pittor diligente in quadri da stanza, fu stentato nel pennello, e le sue tinte non hanno il carattere della patria scuola. — Di Giuseppe Bertan, come pittore, nulla può dirsi, giacché, più che in altro, si distinse nel ristauro degli antichi dipinti, e aneli’ esso moriva nel 1797. — Giuseppe Angeli fu scolare e seguace del Piazzetta, ma ciò non pertanto riesci pittor gajo e diligente ne’ contorni, e dal Brandolese venne lodato, principalmente nelle teste, che ei disse piene di grazia e di espressione. Pure non approfittò della luce canoviana, forse perchè troppo vecchio. Moriva in Venezia