- quel fonie trasse il vero e schietto colorito che spicca in ogni sua tela. Ne ha Brescia varie, ma meglio piace ove men figure introduce. La parte della composizione non è in lui la miglior cosa, o perchè da natura non vi avesse gran disposizione, o piuttosto perchè è la parte della pittura men facile all’ età giovanile. — Bergamo diede un Girolamo Colleoni, altro seguace del Vecellio, e di questo Girolamo fu ajuto un Filippo e Francesco Zone hi nominati dal Tassi. — Gio. Battista Averara e Francesco Terzi chiudono la schiera dei tizianeschi bergamaschi. — Crema ebbe in Gio. da Monte un allievo del gran padre della veneziana pittura, siccome ne scrive il Torre, noverandolo fra gli arlisli insigni che ornaron Milano. — Tizianesco ò pure Callisto Piazza da Lodi, come noia l’Orlandi, e manifestamente si scorge, nell’ Assunta della collegiata di Codogno, quanto egli si appressasse al Cadorino : e si ne parve a noi degna di nota quando la vedemmo che più volte tornammo a salutarla. Vivi e spiranti sono gli Apostoli e più due ritratti de’marchesi Tri-vulzi. — Tra gli allievi di Tiziano, che di oltremonti venivano ad erudirsi alla sua scuola, è da annoverarsi primo fra tutti Gio. Calker o Calcar, come altri scrivono, fiammingo, ritrattista maraviglioso, e assai lodato pittore di figure piccole e grandi, delle quali alcune, al dir di Sandrart, furono ascritte a Tiziano medesimo, ed altre, quando volle prendere diversa maniera, a Raffaello. — li Baldi-nucci, scrivendo di Dietrico Barent, che in Venezia era detto il Sordo Bareni, lo fa scolare del Vecellio, anzi amato da lui come figlio. Il Ridolfi aggiunge a questi Ire bravi oltramontani, un Lamberto Tedesco, e credesi il Lombardo o Sustemiano, che in far paesi ajutò or Tiziano, ora il Tintoretto, e lasciò una bellissima tavola di san Girolamo a’Teresiani in Padova; inoltre, Cristoforo Scuartz, e un Emmanuello Tedesco. Costoro, venuti, come accadde ad altri, per apprendere di Tiziano il meglio dello stile, riportarono alle lor patrie il gusto della veneta scuola, e colà fiorirono. Assai più imitatori ebbe egli in Ispagna, la mercè delle molle opere ivi spedile per commissione di Carlo V e di Filippo II. — D. Paolo de las Roelas e il Murillo, sono più felici seguaci di lui, e del primo si