Anno MCLXX1V. perciò refideva un Miniftro di Manuello Comneno Imperadore, Principe, che ficcarne più d’una volta dicemmo, da gran tempo andava ruminando penfieri di conquide in Iralia . Ma nè all’ Augufto Federigo nè a’Tuoi Miniftri piacea quefto nido de’Greci nel cuore dell’imperio Occidentale. Molto men piaceva effo ai Veneziani, i quali non (blamente erano inafpriti per le co-fe già dette, contra de’Greci, ma eziandio afpiravano ad effere foli nel dominio dell’Adriatico , e nel commerzio delle merci in Levante ; laonde antica era la gara e vecchio l’odio fra Venezia ed Ancona. Varie guerre ancora ne erano procedute ne gli anni addietro fra loro. S’intefero dunque iniìeme eflì Veneziani, e l’Arcivefcovo di Magonza Crìjìmno, Legato e Plenipotenziario di Federigo in tutta l’Italia, per fottomettere, anzi per diftruggere Ancona . Buoncompagno, Autore contemporaneo, che defcrifle quefto avvenimento, ci fa intendere, qual foiTe allora la potenza de’Veneziani, con dire, (a) che illius {a.)Bonc»mp. Civuatis Dux aureum circulum in vertice deferì, & propter aqua- d^{l^ne rum digmtatem quxdam Regalia injìgnia obtinere videtur. Ven- Tom. 6. nero dunque i Veneziani con una Flotta di quaranta Galee, Italie: con un Galeone di fmifurata grandezza, a bloccare sì ftretta-mente per Mare il Porto di quella Città, che niuno ne poteva ufcire . Per terra ancora ne formò l’Arcivefcovo Maganzefe 1* affedio con quante milizie Tedefche egli potè raccogliere, e con altre in maggior numero venute dalla Tofcana, Romagna, e Spoleti. Da gli Annali Pifani (¿) abbiamo, che quell’affedio durò dal primo giorno d’Aprile dell’Anno prefente fino alla me- pifan™a a' tà d’Ottobre: cotanto vigorofa fu la difefa di que’Cittadini. Ma più che gli eferciti nemici cominciò col tempo la fame a far guerra a quel Popolo, di maniera che fi riduiìero a cibarfi de’più iordidi alimenti; e felice fi riputava, chi poteva avere in tavola carni di cani e gatti, e cuoio di beftie poco fa uccife. Volea rArcivefcovo a difcrezione la Città, per mandarla deipari colia Città di Milano, e con altre, fecondo la barbarie d’allora; e però mai non volle preftar orecchio ad accordo alcuno, fenza penfare, che fempre ha fatto, e fempre farà brutto vedere un Vedovo alla tefta d’un’Armata per ifpargere il fangue Criftiano , e tanto più fe privo di Clemenza. Non mancava intanto di confortare alla pazienza ed animare alla difefa que’Cittadini il Legato del Greco Augufto, con impiegare ancora quant’oro ebbe in loro foccorfo; ma in fine era difperato il cafo: quando eccoti un