<5«- tibi soli, del peso di grani veneti 6, il quale poi si ripetè fino a Nicolò da Ponte, ed in certo modo si sostituì all altro soldo antico o marchetto che ancora stampavasi ; e vi ha un ordine dei 50 aprile 1493, perchè di questo se ne battessero cento marche a richiesta del duca di Sassonia, da spendersi a minuto nella sua andata al Santo Sepolcro. Ad un tempo istesso, verso il 1499, si ordinarono in proporzione bezzi o mezzi soldi d’ argento di più stampi e senza nome di doge, annoverandosi fra questi i bezzetli piccoli tonili o minuti con Maria Vergine, altri con croce e lione, ed altri ancora : e fu più tardi nel 1514, che dal doge Loreilano si fece di biglione 1’ altro bezzo con Maria Vergine, che ha il bambino ed il doge inginocchiato, e nel rovescio col leone messo di feccia, moneta di forma curiosa perchè quadrata, del peso di grani veneti 7 circa e col peggio di carati 672 per marca. Nondimeno in questi anni grande era il lagno per la moneta buona che affluiva invece in Lombardia, dove si spendeva con grande vantaggio, per modo che i mocenighi in Milano, allora chiamati anche berlinghe, nel 1519 vi correvano, siccome nota il Sa-nuto, a soldi 28. Ciò avrà indotto in quegli anni ¡stessi pur disastrosi per fatti di guerra che intorno al 1518, in luogo di lire, o mezze, o quarti, si dessero fuori con minute distinzioni di quello stampo medesimo, e col molto : gloria tibi soli, il da sedici, il da otto e il da quattro soldi; cioè il primo (tav. II, n. 7 ) col Salvatore sopra trono eminente ed ornato, il secondo di disegno simile alla lira, ed il terzo ( tav. II, n. 8) col Salvatore seduto semplicemente e colle sigle ic. xc. ai lati, o anche senza di queste ; notandosi la singolarità che negli esemplari colle sigle, dal dritto si osserva il doge posto alla destra del Santo. Alcuno qui aggiunge il da dodici consimile al da sedici, ma col doge pur situato alla destra, ed il da ventiquattro col motto : gloria in excelsis deo, che par piuttosto una medaglia ; siccome tale sembra altra precedente, col nome di Giovanni Mocenigo e col motto : beata r. p. qvae a sapientibvs gvbf.rna-tur, notata anche nella Pinclliana, e che il Pasqualigo vorrebbe che fosse il da trenta. VOL. I, P. II. 6