Anno MCCCCXX1I. 109 ne , proponendo un colloquio con eiTo Sforza. In fatti confidato Sforza nell’onoratezza di Braccio, animolamente l’andò nella ftate a trovar nel fuo campo. Rinovarono allora quefii due va-lorofi emuli, l’interrotta amicizia , e per due ore ebbero infieme una conferenza , in cui dicono , che Braccio finceramente rivelò all’ altro le trame da lui fatte col Conte Niccolò Orfino , e con Tartaglia contra di lui. Quivi ancora fu conchiuib , che Sforza folle rimeiTo in grazia di Giovanna e d’ Alfonfo , cedendo loro l’importante Luogo della Cerra . Ciò fatto fi reftituì Braccio follecitamente a Perugia, invogliato di fottoporre al fuo imperio Città di Cartello , dove era invitato da i fuorufciti. Comparve davanti a quella Città colle fue milizie , e giacché i Fiorentini fuoi fingolari amici chiudevano gli occhi alle di lui conquilte, ne imprefe l’aifedio. Si foftennero que’Cittadini, finché videro tutto preparato per un generale affalto, ed allora eipofero bandiera bianca; e cosi Braccio n’entrò lenza maggiore sforzo in portello . Scrive il Buonincontro, ed è feco Leodrifio Crivello , che in tal congiuntura Braccio fece un’irruzione in quel di Norcia , e poi del Lucchefe, ricavandone grandi fomme d’oro. Ma per conto del tempo* può eflere che s’ingannino. Abbiam già veduto, appartenere a gli anni addietro il danno da lui recato a que’due territorj . Intanto perchè la Perte era entrata in Napoli, e la Regina col Re Alfonfo ritiratali a Gaeta, quivi foggior-nava colla fua Corte> Sforza fi portò colà , e fu ben ricevuto sì da lei, come dal gran Senefcalco Caracciolo. Non cosi dal Re Alfonfo, che in quefto prode uomo trovava un impedimento a i difegni della fua ambizione. Le apparenze dell’accoglimento fattogli da erto Re furono belle , ma fi ftette poco a fcoprire, ch’egli il mirava di mal occhio; e però tanto più la Regina e il Caracciolo fi ftrinfero collo rteiTo Sforza. Andavano pertanto ogni dì più crefcendo le loro gelofie, ed erano da amendue le parti gli animi turbati, laonde fu di meftieri venire ad una compofizione , per cui fi dichiarò, che Sforza fervirte di difenfore del Regno non meno alla Regina, che al Re , ed egli forte tenuto a prendere l’armi pel primo d’erti, che il chiamaffe in fuo aiuto. Dopo di che Sforza colle iue genti andò a paflare il verno a Villafranca preffo Benevento, e pofcia alla, Città di Troia. Altro non fi sa, che faceffe in quert’ Anno Filippo Maria Duca di Milano , fe non empiere di fofpetti i Rettori di Firenze