Anno MCCCCLXXX. 555 Se è vero ciò , che fcrive il Corio (a ), non tardò il Papa ad (a) Cerioi(i. entrar nella Lega contratta da Ferdinando Re di Napoli co’ Fio-dl Mllan0‘ rentini, e con Gian-Galea^o Duca di Milano. Narra egli,, -die quella Lega , nella quale il primo era lo fteffo Pontefice , fu pubblicata nel dì z5. di Marzo in Milano, e che ne reftarono efclufi i Veneziani. Ma o non fuffifte tale Lega, o pure convien dire ( e lo dice in fatti l’Ammirati (£) ) , che il Papa fe ne pentiffeO») Ammiri ben prefio; giacché fecondo il Sanuto ( c ) nel dì 16. o pure 16. d’Aprile egli ftabilì un’altra Lega co’Veneziani, nella quale fu-iO Sanuto rono nominati molti Principi e Signori, ma non già il Re Perdi-nando , nè il Duca di Milano, nè i Fiorentini. Capitano di que- Rer.’ iuitc. Lega fu dichiarato il Conte Girolamo Nipote del Papa, e fu creato Gonfàlonier della C.hiefa Federigo Duca d’Urbino. Per-mife Dio, che nel medefimo prefente Anno quefto Papa , sì poco curante di far teila a’Turchi, e folamente portato ad imbrogliar l’Italia per le fuggeilioni del predominante’Nipote, provale gli effetti del fuo poco zelo in favore della Criftianirà . A-veano gloriofamente i Cavalieri di Rodi difefa la lor Città, ed obbligatoli grande efercito di Maometto IL Signor de’Turchi a levarne 1’ affedio. Cooperarono a quello buon fucceffo due Navi piene di gente valorofa , che fpedì in loro aiuto il Re Ferdinando. Ma ecco nel Mefe di Luglio giugnere in Puglia la potentif-fima Flotta de gli ileffi Turchi, ed imprendere Taffedio ¿’Otranto, il quale relillè alle forze e a gli affalti Turchefchi fino al dì 21. d’ Agofto, in cui fu prefo a forza d’armi ( d) . Le crudeltà (d) Sum~ commeffe in tal congiuntura da que’cani, fanno’orrore. L’Arci- ¿iNapriu' vefcovo Stefano Pendinello, i Canonici, i Preti, e i Frati, vittime del loro furore furono decapitatilo facre Vergini abbandonate alla lor libidine ; fpogliati e profanati i facri Templi ; e uccifi circa dieci mila di quegl’ infelici Cittadini, e difenfori. Dopo di che fi fortificarono in quella Città i barbari vincitori. Portò la disgrazia d’Otranto un incredibile fpavento per tutta 1’ Italia , e fpezialmente fece breccia il timore nel cuor del Pontefice, talmente che fu creduto da alcuni, ch’egli già meditafledi fuggirfene in Francia. Oh allora * sì eh’egli cominciò daddovero a penfare al riparo contro 1’ oramai (terminata potenza de’Tur-chi, e diedefi a fcrivere Lettere lagrimevoli a tutte le Potenze d’Italia e Oltramontane, raccomandandoli vivamente alla lor Pietà per foccorfi, valevoli a reprimere l’orgogliofo perfecutor de’ Criifiani.. V’ ha de gli Storici, che mettono ia liberazion d’ Otra nto