. .... XLr # has Italice partes modis omnibus adventret, & de iniquitatis fila mor.. » Jibus Romanam hanc Urbcm, vel cunQam Ita'uam Provincìam libera- » rei. Che i Pontefici d’ allora in tante eflremità d’Italia avean dJ » uopo di difenlòre : e perciò Stefano , benché venerato come Prin- » cipe al pari de’ fuoi Predeceffori, Gregorio III. e Zaccaria, im- » plora eferciti dall’Imperadore, a rifchio anche di perdere la So- » vranità della Santa Repubblica, fe l’Imperadore l’aveife liberata » dall’imminente pericolo, e avelie ricufato di lafciarla nello fiato, » in cui era da più di 20. anni. Iddio pofe fpiritum vertiginis in ca- » po a quello Eretico, peggior di fuo padre, e volle che Stefano »non dominaife folo entro gli angufli confini de’fuoi PredeceiTori, » ma per tutto, ove dominavan gli empj Greci in Italia in quegli » ultimi tempi. »Chi non vede qui la fuprema mano del Re de’Re, ha ben ot-» tufa la villa. Vien cacciato d’Italia Eutichio l’ultimo Ef arco, che »per mera grazia, e Autorità Pontificia vi fi era mantenuto fino al » detto anno 752. Nello ilelTo tempo dalla fola Autorità Pontificia e-» faltato al Trono di Francia Pippino Maggiordomo, con efcluderne » Ilderico ultimo de’Merovingi, e con fargli preflare ubbidienza a » tutti i Franchi, diviene llrettiifimo amico del Pontefice, e della S. »Sede, da cui riconofce la fua efaltazione. Egli medefimo indi a » poco vede lo ileifo Pontefice, che lo avea beneficato sì altamen-» te, abbandonato da ogni umano foccorfo, ed efpoilo all’avidità » d’ un Conquillatore infoiente, il quale dopo avere fpogliato l’Im-» peradore d’ Oriente di quel poco, che gli era rimaflo in Italia, »già alienata in gran parte da lui, infidiava la fleffa Roma, e il »Ducato Romano. E con efTo lui lo vedono tutti i Vefcovi, Du-» chi &c. del Regno, come fi ha nella iv. e vi. lettera del Codice » Carolino. Sentono le iflanze premurofe in tante anguflie di lungo » afTedio, affinchè accorrano prò noflra omnium Romanorum defenjio-» ne. Vedono, che fi raccomanda al loro patrocinio nojìray & om-» nis Romanorum populi anima’, fanno di eifere chiamati a redimere »da fervitù Sanclam Dei Ecclejiam, & noflrum Romanorum Reipu-» blicce populum. Viene il valorofo efercito ajutato in ogni incontro »da Dio, difenfore della giufla caufa: e il Re vittoriofo ingrandi-» fce colle fue conquille la Santa Repubblica, rigettare le intempe-» flive preghiere di due Ambafciatori d’un Imperadore, che deli-» ziando in Coflantinopoli, e meditando la deltruzione della Religione Cattolica, pretendeva con oziole parole trionfar delle vit-» torie degli altri. Tai circollanze con altrettanta chiarezza fcopro-» no l’inganno del Sig. Muratori} che fuppone reflituita da Pippino » alca-