Anno «MCCCCXLVII. dare a dirittura a Milano , alcuni de’ Cortigiani del Duca , e i due Piccinini Francefco e Jacopo, invidiofi dell’innalzamento del Conte, fparfero tai femi di diffidenza nel deboliifim© Duca, che più danaro non corfe j e il Duca andava ordinando al Conte di paffare o nel Padovano o nel Veronefe , a motivo di fare una diveriìone , dando con ciò affai a conofcere di non volerlo in iua cafa : tutti imbrogli, che ritardarono la moifa del Conte , e maravigliofamente giovarono a i Veneziani per tentar cofe maggiori contra del Duca. Venne 1’Armata loro pel Ponte di Cattano nel cuore del Milanefe , fcorfe tutta la Mar-tefana, e andò finalmente ad aceamparfì fotto a Milano per le fperanze date da alcuni dì que’Cittadini al General Veneziano d’introdurlo a tradimento in quella Città. Chiarito Micheletto , eiTer quelle parole vane , pafsò alle parti del Monte di Brianza, (a) dove fconfiffe Francefco Piccinino, ed al-C«-) Cr^-tri Capitani Milanefi,e le loro brigate. Mife dipoi 1’affedio^o°, al forte Cartello di Lecco, dove lpefe circa quaranta giorniBrefiiann, con iilrage e grave incomodo di fua gente , fenza poterlo far piegare alla refa. Conosceva intanto ogni dì più il Duca l’infelice Tuo flato, e l’imminente pericolo iuo, ma ricercato e voluto, nè elTervi altra fperanza, che 1’ aiuto del Genero Sforza . Pertanto gli fpedì affrettandolo a venire, e pregò il Papa e il Re Al-fonfo di provvederlo di danaro. Altro non fecero effi , fe non ciò, che s’è detto di fopra, dell’avere carpito dalle mani del Conte la Città di Jefi per la fomma già accennata di danaro : con cui egli alleili la fua Armata , e da Pefaro fi mife in viaggio nel dì 9. d’ Agofto . (Z>) Aveva egli dianzi nel dì un- (b) Crome* dici di Marzo infieme col Conte Federigo d’Urbino fatta tre- Rimini» gua con Sigismondo Signor di Rimini, e con Malatefia Novello rT.'Italie. da Cefena di lui Fratello. Confiileva l’efercito del Conte in quattro mila cavalli e due mila fanti, co’quali venne a ripo-farft alquanto a Cotignola. Ma eccoti un improvvifo cambiamento di feena. Circa il dì fette d’eflb Mefe d’ Agoflo cadde infermo Filippo Maria Visconte Duca di Milano, e nel dì 13. diede compimento alla vita prefente nel Cailello di Porta Zob-bia , fenza lafciar dopo di sè prole maichile. Portato il fuo corpo con poca pompa al Duomo, potè allora quel popolo mirarlo morto dopo averlo potuto veder sì poco, quando era in vita. Fu creduto, che gli affanni e pericoli, ne’quali fi trovava