» ni coronavit eum. lune univerfi fideles Romani vidtnt.es tantam de- li ¡enfionem, & dile&ionem , quam erga S. Eeclefiam , & ejus Vìearium a ìiabuit unanimiter ai àfona voce, Dei nutu, atque beati Retri Clavi-» geri Regni Ccelorum exclamaverunt, come fopra . Così come l’avo di » Cario M. Carlo Martello per comune opinione fu fatto Patrizio e » difenlor della Chiefa, e Pippino genitore elevato al Trono di Fran-» eia, e fatto veramente Patrizio, o difenfore; nella Itelìa maniera con » aumento d’ onore Carlo M. Confiitntus efl ¡mperator Romanorum } » o difenfore di S. Chiefa . E tale fi trova riconofciuto nelle lettere »delio ileffo Leone III. rinovator dell’imperio in Occidente, Itam-» paté già dall’ Eretico Conringio con delle impudentiiììme note , e » dal Labbè ne’ Concilj, con deteltar jcediffimas in S. Eccl. & Ponti tifices criminadones , & calumnias , delle quali non ebbe tanto orrore » il noltro Annaliita. E infatti nella vi. ove tratta del ricevimento del » Re Pippino nella Pontificia rendenza, dice: Curn tanto gaudio, tan-» taque* Icetitia eum fufeipiemus, quantum concedet fiìio tam magni De-» fenforis S. Dei Ecclefice. E nella X. Qiiatenus ab ipfo Clavigero Reti gni Ccelorum, qui vos in fuis utilitatibus defenfores conflituit, dignam » retributionem &c. » A quelle lettere , che ci inoltrano 1’ origine del nuovo Imperio, » corrifponde il giuramento indif^enfabile praticato nella coronazione » Imperiale de’Succeffori di Carlo: Ego N. Rex Romanorum annuen-» te Domino futurus Imperator promitto , fpondeo , & polliceor, atque » juro Deo, & beato Petro, me de cetero proteclorem, ac dejenforem » fare fummi Ponùficis, & S. Romance Ecclefice in omnibus necefjitati-» bus, & utilitatibus fuis cufìodiendo , & confervando poffefjiones ,