Anno MCCCCLXIII; 185 abbattuto. Si ridutte egli dipoi co i Caldorefchi in Abbruzzo, dove andò a trovarlo colle milizie Aleffandro Signor di Pelaro , fratello del Duca di Milano , e in faccia di lui s’accampò. Tro-vavafi molto rtretto il Piccinino, quando ecco nel dì io. d’ Ago-ilo (a) mandò a chiedere falvocondotto ad AleiÌandro per po- (a) Cronica, terfi abboccare con lui. L’abboccamento fu’di pace, o tregua ,r0m°xriii e dopo molto dibattimento fi conchiufe, ch’egli abbandonato ilr». itaiu.' Duca d’ Angiò , palerebbe al fervigio del Re Ferdinando colla fua gente, riterrebbe Sulmona , ed altre Terre da lui occupate, e gli farebbono per un anno pagati novanta mila Ducati a oro per la fua condotta, cioè trenta mila dal Re, altrettanti dal Papa , ed altrettanti dal Duca di Milano. Così cefsò egli di far guerra a Ferdinando. Tardi ufcito in campagna eifo Re Ferdinando colle fue genti, andò a far guerra all’citi nato Duca di Sef-fa Marino Marcano. Diede il guaito al fuo paefe , ed avendolo trovato i foldati pieno di vettovaglie e di roba, tutti empierono le borie. Prefe varie fue Cartella e Torri ; diede anche una rotta alle genti di lui ; ma non potè per allora fare di più. Dopo la Pace o tregua Inabilita col Piccinino, pattarono l’armi Sforzesche addotto agli Aquilani. Aveano etti la Pefte in cafa, e quella facea ilrage. Venuto a trovarli l’altro flagello della Guerra, prefero la rifoluzione di trattar d’accordo ; e però con buona Capitolazione tornarono all’ ubbidienza del Re Ferdinando. Intanto Marino Duca di Setta , mirando in che bell’ afcendente oramai fottero gli affari di Ferdinando, fi folle citò ad implorar perdono ed accordo . Il Re , a cui premeva di guadagnar quello pof-fente Barone, e tanto più perchè il Duca d’ Angiò s’era annidato nelle di lui Terre, gli fece buoni patti, fe non che volle in ortaggio alcune Fortezze di lui. E per maggiormente adefcarlo, promife Beatrice fua Figliuola per Moglie a Giambatifia Marcano Figliuolo d’etto Marino. Fu dunque forzato Giovanni Duca d’ Angiò ad allontanarli da Setta; nè dopo la perdita di tanti aderenti avendo egli luogo migliore da afficurarvifi, pafsò a dimorar nell’Ifola d’Ifchia, mettendoli con fidanza in mano di Pietro Toriglia, famofo Corfaro, che quantunque Catalano , avea feguitato il di lui partito , ed occupava quell’ Ifola. Riteneva 1’ Angioino pochi altri Luoghi nel Regno alla fua divozione ; ma in quelli tempi il Governatore del Cartello dell’ Uovo vicino a Napoli, Catalano anch’etto e traditore , diede quella Fortezza al medefirao Duca d’Angiò.