Anno MCCCCXVIII. 9, dominio di Roma, e dell’altre Terre della Chiefa (a). In ricom- (a) Giornali penfa il Papa promife di darle la Corona del Regno. Tom^xxi Ma perciocché gran diicordia inforlè fra i Miniflri d’efla Re- Re?.'Italie. ' gina, (6) afpirando ciafcuno al primato , di grandi turbolenze 00 patì in quefl'Anno la Città di Napoli. Il gran Sinilcalco Ser- ^Cnbdi Gianni Caracciolo, che era allora il primo mobile di quella Cor- Vit. sfini* te e Regno, (c) quantunque Chiara Sorella di Folchinoe di ¡fj*' Marco Attendoli parenti di Sforma , foffe promeffa in Moglie a Marino Conte di Santo Angelo fuo Fratello, pure cominciò a mirar di mal occhio l’efaltazione di Sforza gran Conteflabile, maffimamente dopo avergli la Regina dato in Feudo Benevento , non poffeduto allora dalla Chiefa Romana , e la terza parte delle rendite di Manfredonia. Maritò in oltre eflb Sforza il Figliuolo Francefco con Poli Jena della Cafa Ruffa, che gli portò in dote la Città di Montalto , Cariate, e molt’ altre belle Terre in Calabria. Di altri nobili parentadi fecero parimente in quel Regno gli altri Cotignolefì, e Parenti di Sforza, che in copia erano già iti a militare fotto sì gran Capitano, e tutti godevano dittimi gradi nella milizia . Ora crefcendo la nimicizia di Ser-Gianni verfo del medefìmo Sforza, e non potendo quetli ottener giustizia di molti torti a lui fatti, anzi udendo che la Regina 1’ avea dichiarato nemico : perduta la pazienza , mife in armi tutti i fuoi -, ed alzate le infegne marciò a dirittura alla volta di Napoli, con accamparli nel Borgo delle Corregge, credendoti di riportar colla forza ciò, che era negato alle giufte iflanze fue. Si lafciò egli addormentare dalle lufmghe di Francefco Orlino, a lui fpedito dal Caracciolo, perchè promife a bocca larga un amichevol accordo * ma mentre su quefte fperan-ze fe ne ila Sforza poco in guardia, il popolo di Napoli incitato dal Caracciolo all’armi, furiofamente nel dì 28. di Settembre ufcì di una porta , e diede addoffo alle di lui genti, che di-fordinate non fi afpettavano un tale incontro. Fecero, come poterono tefla , e il combattimento fu afpro , ed in fine fu obbligato Sforza a ritirarli colla peggio e in rotta a Chiaia, perduto F equipaggio , e gran quantità di cavalli. Servì quella fuper-chieria de gli emuli, e il fuo sfregio, e la perdita patita , a maggiormente attizzarlo contra di chi aggirava a fuo modo la Regina, e la Città; e però unito co i Conti diCajazzoe della Cerra , fi diede a far correre le fue genti tino a Napoli con graviflìmo danno e grida de’Cittadini. Il perchè tanto i Nobili