Anno M C C C C L'X X V 1I. 515 cotanta Tua autorità gli tirò addoffo l’odio di molti/lìmi, e maf-fimamente de i Nobili della fazion Ghibellina. Più nondimeno de .gli altri il miravano con occhio bieco i Principi Zii del Duca , cioè Sforma Duca di Bari, Lodo\ico Otiav'tano, ed Afcanio, perchè da lui tenuti ltretti, non volendo ' egli, che sì^ perico-lofi linimenti, s’ingeriffero nel govèrno. Perciò cominciarono a cercar le vie di abbatterlo, e tirarono nel loro partito Roberto da ■San Severino, vogliofo aneli’ elio di metter mano ne gli affari dello Stato. Non dormiva il Simonetta; e però nel dì 25. di Maggio fece, che la DuchefTà, chiamato nel Cartello Donato del Conte, che era il principal manipolatore della congiura il ritenne prigione, e mandolio nelle carceri di Monza. Diedero per querto all’armi i Fratelli Sforzefchi; nè le voleano deporre fenzà vedere rimeiTo in libertà Donato. Si quetarono in fine; ma non andò molto, ché Roberto da S. Severino, accortoli, che a lui fi faceva la caccia, perchè creduto mantice di quel fuoco, * prefe la fuga, ed avendo accortamente delufo chi gli tenea dietro con armati per prenderlo, fi ritirò poi ad Alti. Non ebbe cojà favorevole la fortuna Ottaviano Sforma, che parimente fe ne fuggì, perciocché^ infeguito, nel voler Daffare a-guazzo il fiume Adda, quivi annegato lafciò la vita. Furono appreffo relegati gli altri Fratelli Sforza, cioè Sforma Duca di Bari al fuo Ducato in Regno di Napoli, Lodovico a Pifa , ed AJcanio a Perugia: con che tor- • nò in Milano la quiete, ma per.durarvi poco. Èra ftata.occupata la fignoria di Faenza a Galeotto de1 Manfredi da Carlo fuo Fra-' tello.. (a) Ebbe ordine Giovanni Bentivoglio dalla Dueheffa di Mi- Croni‘J lano di preftare aiuto a Galeotto ; e in fatti fi trovò obbligato baioni Carlo a dimettere, la preda. Se n’andò egli a Napoli, ma fu‘malveduto dal Re Ferdinando. Abbiamo-dal Diario di Parma che fui fine di Ottobre dell’ Anno prefènte (6) circa trenta mila Tur- fb) Diari chi a cavallo dalla Boffma all’ improvvido comparvero nel Friuli Parmenf fin preffo ad Udine, i quali-dopo’ avere feoufitto un corpo di gen-R°r. te mandato contra d’effi da’Veneziani , faccheggiarono e mifero a fuoco cento cinquanta Ville, uccidendo i vecchi e le donne, e ritenendo i fanciulli. Gran paura fu in Venezia, e gran preparamento di gente vi fi fece ; ma i Barbari fopravenuto il verno, fe ne ritornarono in Bolftna. Tomo JX. % Ann*