242. Annali d* Italia una Figliuola d’eifo Marchefe, Carlo, ficcome nemico del Fratello,* fe l'ebbe tanto a male, che cominciò a foliecitare i Veneziani alla guerra , con intenzione di pattare nella loro Armata. Accertato di ciò il Duca [’imprigionò; ma che fra pochi giorni per le preghiere del Marchefe fuo Fratello il rilafciò, con obbligarlo nondimeno a cedere Tortona, di cui dianzi avea avuto il dominio. Verifimilmente fi dovette allora fofpettare, che lo Sforza, allorché ebbe bifogno pe’fuoi affari de’fuddetti due Capitani, accordaife loro tutto quel, che richiefero per toglierlo poi loro ceifato il biiògno. Comunque ila, tace il Simonetta , che Carlo, fe volle la libertà, fu oltre alla ceflion di (aycv;/?o/SroTortona (a) coilretto a pagare feffanta mila Fiorini d’oro: jì Bre/cia^’ del che h° io addotte altrove le pruove (¿), e fu confina* in: Tom. xxl. Lomellina. Certo è poi, ch’egli ruppe i confini, e paifato a ?b ' Jmieh Venezia> ^ acconciò con quella Repubblica contra dei Marche-Ejimjip. t. fe fuo Fratello , di cui feguitò ad edere nimico .. Forfè anche 10 Sforza e il Marchefe andaron d’accordo in abbatterlo e ridurlo alla difperazione. Alla fame poi patita dal popolo di Milano, fecondo il folito, tenne dietro la Pedilenza in quelFAn- (c) Sanvto no ; e queda graviifima , perchè fe crediamo al Sanuto (c) nel-Tvm/Tt}' Città di Milano perirono feifanta mila perfone. In Pia- Rer. Italie, cenza pochi redarono in vita. Si defe ancora quedo malore per quafi tutta l’Italia: cofa troppo facile, da che tanta gente era in moto per cagion del Giubileo . Fu anche in Roma; laonde 11 Pontefice per isfuggirne la rabbia, fu di nuovo forzato ariti-y'af^NUoiairarfi nel dì di Giugno, (¿/) e venne a Spoleti, pofciaaFo-F.P.3.T.3. hgno, e Fabriano. Colà nel dì 26. d’ Agoilo ito a trovarlo 57-Rer. Italie, gismondo MaLatefla Signore di Rimini (e), fu onorato, e re- * Rimiri* ga^at0 dal Papa , ed ottenne, che foiTero legittimati i due fuoi fi-Tom.xv/ gliuoli badardi Roberto e Malatejìa. Tante volte s’è parlato Rcr. Italie, dell’indabilità di Genova , Città allora troppo amante di mutar m . padrone. In qued’Anno ancora correndo il Mefe di Luglio, fu ani ift. dì1' deporto dal governo il Doge Lodovico da Campofregofo. (/) Spe-Genov. r.ij. dì il popolo a Sarzana a richiamare Tommafo da Campofregofo , già dato Doge; ma feuiatofi egli per la troppa avanzata età, coniìgliò, che eleggedero Doge Pietro fuo Nipote: il che fu efeguito nel dì 8. di Dicembre. Del redo non fu in qued’Anno nè pace nè guerra fra la Repubblica di Venezia e France-feo Duca di Milano. Ognuno d’edìavea paura dell’altro. Temeva il Ducala potenza e ricchezza maggiore de’Veneziani; e i Ve-