Annali d’ Italia: La guerra, che Federigo Conte d’Urbino facea a Sigismondo Malatejla Signor di Rimini, e Tuo antico nemico, al primo (a) Slmenet. buon tempo fi risvegliò più vigorofa che mai. (a) Andò egli spniaTfo a mettere il campo per terra intorno a Fano, e nello fteifo tem-Tom. 21. po Jacopo Cardinal di Tiano per mare con uno ftuolo di navi R”Gobd-' conco“e a^a fteffa imprefa. Alla difefa di quella Città flava ì'mus Com■ Roberto Figliuolo d’eito Sigismondo, che per lo fpazio di quat-ment. Hb.ia.tro Mefi fi foitenne valorofamente contro gli aifalti , le mine, dì Bologna e cannonate dell’ efercito nemico, nè volea udir parola di \Tom.xvui. renderfi. Eranfi talmente inoltrati fotto le mura gli aggreifo-Ker. hahc. Tj ? che imminente fi feorgea la loro entrata, e il Tacco della Città . Allora i Cittadini fegretamente Tpedirono al campo a trattar d’accordo, ed ottenutolo aprirono le porte al Conte d’Urbino, da cui ebbero buon trattamento. Alla caduta di Wf'#« quella Città fucceduta nel dì 26. di Settembre ( b) , tenne die-Ji Brtfdaf' tro quella di Sinigaglia, di Gradara, della Pergola, e d’altre Tom. xxi. Terre, di maniera che fu ridotto Sigismondo al poifeiTo della Rer. hahe, ^0ja Qttà di Rimini e d’alcuni pochi Caflelletti. Meifo così in camicia e diiperato, fi rivolle al patrocinio della Signoria di Venezia, che già in Tegreto l’andava aiutando. Erano i Veneziani padroni di Ravenna , ed anche nel MeTe di Maggio aveano comperata da Malatejla de Malatejli la Città di Cervia, acquiflo d’importanza per le Saline , dalle quali fi ricava un utile non lieve; ma acquiflo, che era fommamente diTpiaciuto al Papa, perchè fatto fenza licenza fua, e perchè troppo dannofo riu-feiva alla Chiefa 1’ andar le fue Terre in mano d’ una sì potenti) j.a"ul° te Repubblica. Secondo il Sanuto ( c ), la compera di Cervia Tom. xxìi. accadde nel dì 4. di Luglio deli’Anno feguente ■r''il che fe vero Rer. Italie, foflè, non apparterrebbe a’ tempi di Pio li. Comunque fia , convenne al Papa di fofferir tutto fui rifleffo del bifogno delle forze Venete per la meditata guerra col Turco. Mandarono i Veneziani ad eifo Pontefice Ambafciatori pregandolo di perdonare a Sigismondo pentito de’fuoi falli; ma feppe ben loro negarlo il Papa , troppo mal foddisfatto di lui. Contuttociò avendo lo fteffo Sigismondo inviati alcuni de’ fuoi a fupplicarlo di pace e di perdono colle maggiori umiliazioni, e con ampio mandato di accettar qualunque legge, che la Santità fua grimponeife: Pio condilcefe finalmente nel Mefe d’Ottobre a rimetterlo in fua grazia, ma con dure condizioni, cioè fenza reflituirgli un palmo di quanto gli avea tolto, e con permettere bensì, eh’ egli