*58 Annali d* Italia. efaltano alle delle quedo Piccinino, chiamandolo fpeziaìmente Fulmine della guerra. Nè può già metterfi indubbio, che egli foffe uno de’più prodi guerrieri e Condottieri d’armi, che fi a-veffe allora l’Italia; ma vero è altresì, ch’egli fu poco diverfo da i Capitani delle Compagnie de’Masnadieri, aa noi vedute nei precedente Secolo . Viveva egli alle fpefe di chi non era fuddito fuo, e fi guadagnava l’amore de’foldati fuoi,con dare l’impunità a tutte le ruberie e forfanterie, e a qualfivoglia altro loro eccedo. Ora il Piccinino licenziato da’Veneziani, fi pa-rtì da i loro Stati, ed avendo prefo in fua compagnia Matteo da Capoa , $f°rmat0 un corpo di più di tre mila cavalli e di mille fanti ( a ) To. °xvìu. venne a Ferrara , dove grande onore gli fu fatto dal Duca Borfo, Rtr. Italie, perchè la politica infegnava di non disgudare, anzi di aver per amici perfonaggi di tal fatta, che andavano in traccia della buona ventura con forze da non prezzare. Nudriva Jacopo Picci-^ìna°mne' n*no fperanza di far rivoltai- Bologna (b), Città già fignoreggia-To. xxl. ta da Niccolò fuo Padre. Ma preveduti per tempo i di lui movisi. itahc. menti, il Pontefice Niccolò , allora vivente , avea pregato Fran-VitTrZi'cijci cefco Sforma Duca di Milano, che inviaffe gente colà per isven-sfonix, tare qualunque tentativo, che potede far quedo venturiere. Vi Tom, eod. fpecft eg[j Corrado Fogliano fuo fratello uterino, e Roberto da San Severino con un corpo di gente poco inferiore a quello del Piccinino : il che fu cagione, che quedi non ofalfe di far novità, e che i Malatedi e Manfredi, i quali dianzi per paura erano in fegreto accordo con lui, fi ritiraflèro da ogni promeffa a lui fatta. Perciò il Piccinino continuò il fuo viaggio verfo la Tofcana, e andò a fermarfi su quello di Siena. Aveva egli de’ conti particolari co i Sanefi. Oltre a ciò Porcello Napoletano avea intronata la teda del Re Alfonfo con tanti elogi della bravura e mitabil prudenza militare del Piccinino, che il Re cominciò fegretamen-te e poi pubblicamente a favorirlo , e a defiderare d’averlo a’fuoi fervigi. Era anche il Re disgudato de’Sanefi, perchè nella guerra co’Fiorentini l’aveano beffato -, e però non gli dispiaceva, che ^Ammirai.il P^cc^n0 faceiTe loro del male. In fatti egli moffe lor guerra, ljUiFir.l.33 ed avendoli trovati fprovveduti, (c) s’impadronì di Cetona, di Sartiano , e d’altri Cadelletti, con idendere dapertutto le feor-rerie. Raccomandaronfi i Sanefi al Papa, a Venezia, a Firenze, a Milano. Tutti mandarono gente in loro aiuto, e fi venne poi ad un fatto d’armi, fenza che alcuna delle parti cantaffe la vit-