Anno MC C CCXXIII. avvertito Sforza, e fpedì toilo Fofchino Attendolo con cinquecento cavalli a fin d’impedire lo sbarco; ma non bailo la refi-flenza di così picciolo numero di gente afeilener la forza troppo fuperiore de’Catalani, i quali entrarono nella Città. Nè pur lo ileffo Sforza , che colà arrivò il giorno feguente , contuttoché bravamente combattefl’e più ore , potè refpignerli, anzi toccò a luì d’abbandonar Napoli, e di ritirarfi ne’Borghi, dove fi accampò. In quella occalìone il Re Alfonfo per intimorire ed occupare i Napoletani, temendo che fi follevaffero , bruciò quella parte della Città, che ècontigua al Caitellonuovo . Allora Sforza vergendo in illato sì pericolofo gli affari, tratta fuori dal Callello di Capuana la Regina, la conduiTe alla Cerra,edi là ad Aver-fa . Col cambio poi di varj de’iuoiprigionieri rifcattò Ser-Gian-ni Caracciolo, il quale non lafciò per queilo il fuo mal animo verfo del Benefattore Sforza, al conirario della Regina, la quale f>er ricompenfa donò a Sforza Trani, e Barletta, due Città del-a Puglia. Tornato che fu il gran Senefcalco alla Corte in Aver-fa, la Regina. Giovanna, prefo configlio da lui, da Sforza e da varj Giurisconfulti , dichiarò il Re ALfonfo decaduto dal diritto della figliuolanza per colpa della fua ingratitudine , ed ele/Te per fuo Figliuolo Lodovico Duca d'Angió , il quale ufava anche il tirolo di Re, allora abitante in Roma. Venne il Duca ad A-verfa a trovar la Regina, che 1’ accolte con buon cuore ; ma intanto il Cartello di Capuana fi rendè al ReAlfonl'o, con che egli reilò interamente padrone di Napoli. Contuttociò , perchè l’adozione del fuo avverfario , pubblicata per tutta l’Europa facea gran rumore, e chiaro appariva, che vi avea avuta mano Papa Martino , Alfonfo diffidando del Popolo di Napoli, pensò di tornacene in Catalogna ; e tanto più, perchè era minacciata di guerra in quelle parti perla nemicizia de’Cailigliani ; e in oltre s’udiva alleilirfi in Genova un gagliardo iluolo di legni contra di lui per ordine di Filippo Maria Duca di Milano , che dianzi s’ era collegato colla Regina Giovanna e con Papa Martino. Pertanto (a) Giornali mandò Lettere a Braccio, che era allora all’affedio dell’Aquila, j^olxx, pregandolo di venir colle fue forze a Napoli; ma Braccio, che rcr. Italie. avea altri difegni, fperando di far fua la ricca Città dell’Aquila, Cnhell. muovere non fi volle, e folamente gl’inviò Jacopo Caldora con Tomf^p.“* un corpo di gente, che parve bailante unito co i Catalani a te- Rer- Italie. nere in freno i Napoletani. (a) Ora il Re Alfonfo nel dì 15. d’ Ottobre, avendo lafciato per Governatore di Napoli l’infante Reflùiu. Tomo IX. H Don