Annali d’ Italia; Lucchefe. Ancorché effi Fiorentini colle parole moilraffero rifpet-to alla facra di lui perfona e Dignità, pure co i fatti fi fcopri-vano fuoi nemici, perch’ egli era tenuto per parziale del Duca di Milano é de’ Sancii e Luccheiì loro nemici- Andavano perciò meditando d’impedirgli il paiTo alla volta di Siena. Ma mentre van confultando, Sigismondo fcortato dalle milizie fue, del Duca, e di Siena, fi mife in viaggio, e felicemente arrivò nel dì ii. di Luglio ad effa Città di Siena, dove fu accolto con in-credibil onore e magnificenza da quel popolo, che 1’affettava a braccia aperte. Fermoflì Sigismondo tutto il reilo dell’Anno in quella Città, perchè non s’accordavano le pive del Papa , con aggravio e doglianze non poche del popolo Sanefe, a cui co-flava troppo la sì lunga viiìta di quello Principe, trattando egli intanto di pace, ed afcoltando gli Ambafciatori de’ Fiorentini , ma fenza cavarne alcun fugo . Altri avvenimenti di guerra fpettanti a queil’Anno in Tofcana riferifce il Roffi fopra mentovato nella Storia diSiena, che non occorre rapportar nella mia . Quanto alla guerra di Lombardia, incredibile flrepito fece in Italia ciò, che in quell’Anno accadde al Conta Francefco Carmagnola Generale della Veneta Armata , il più accreditato Capitano , che fi avelie allora l’Iralia, ma famofo ancora per la fua fuperbia, onde era probabilmente proceduta anche la fua caduta dalla grazia del Duca di Milano. Le ommiffioni da lui commeiTe ne gl’ infauili avvenimenti dell’armi Venete dell’Anno precedente, fecero nafcere così gagliardi fofpetti della {¿ia lealtà nell’ ani-(0 Sanuto mo di chi reggeva quella Repubblica, che nel dì 8. d’ Aprile (a) Jfi. di Venti- fu rifoluto nel loro Configlio di levargli non folamente il coman-Rer Italie, ma Per maggior ficurezza anche la vita. Mandato a chiamare il Carmagnola, che veniffe a Venezia, col preteilo di volere udire il di lui parere intorno alla Pace, che fe gli rapprefentava vicina, andò egli francamente colà, onorato per tutto il cammino; ma vi trovò la prigione, che l’afpettava. Fu meffo a’tormenti, cioè a quella crudele e dubbiofa via di ricavar la verità de i delitti ; e fcrivono , eh’ egli in fine confefsò il fallo della fua corrotta fede . Il perchè collo sbadaglio in bocca condotto fra le colonne della Piazza di San Marco, quivi lafciò egli miferamen- (b) Cronk. te la teila fopra un palco nel dì cinque di Maggio. (/>) Gran-TomUl°i8na ' di f'urono le dicerie per quello. Di fua morte al certo pare, ktr. Italie, che aveffe occafione di rallegrarli non poco il Duca di Milano, per