290 Annali d’ Italia. sfafciato governo, o pure de i banditi dalla Patria, non pochi ix accollarono allo Sforza, pregandolo di liberar la loro Città dalla tirannia dell’Arcivefcovo. Tratte egli inoltre nel fuo partito con promette larghe e con attai luiìnghe Ibleto dal Fiefco, Spineta Fregofo, e Profpero Adorno. Ciò fatto, fpedì verfo Genova molte brigate di fua gente, che unite coll’altre raccolte da i fuor-ufciti, fi prefentarono fotto quella. Di più non occorfe, perchè T Arcivefcovo Paolo co’ fuoi aderenti, dopo aver ben prefidiato il Caftelletto, fi ritiratte per mare fuori della Città. Pochi giorni pattarono, che per opera fpezialmente d’Ibleto, entrarono l’armi Sforzefche nella Città, fu acclamato per loro Signore il Duca di Milano , e da lì a non molto anche il Cailelletto gli aprì le porte. Allorché comparvero a Milano gli Ambafciatori di Genova, fi rtudiò il Duca di riceverli con iftraordinaria magnificenza, e li rimandò ben contenti. Così egli coll’acquifto di quella poffente Città accrebbe di molto la potenza fua, e nella fletta Città tornò la quiete e la Giuilizia, che da gran tempo ne erano sbandite. Già’ fi accennò la corrotta fede di Ferdinando Re di Napoli: in quell’Anno ancora fe ne provarono i mali effetti. Grandiffi-mo Signore era Marino Marcano, perchè poffedeva il Principato di Roffano , il Ducato di Setta, ed altre Città e Terre, rife- (a) Giornalirite dall’ Autore de’Giornali di Napoli (a). Per la pace fatta nel Tom°l‘xx! Precedente Anno con Ferdinando egli fe ne vivea attai quieto. Rw'Italie* Ma Ferdinando, che non fapea perdonare a chi 1’avea offefo, e nulla curava i giuramenti da sè fatti, fingendo nel principio di (b) Cronica Giugno dell’Anno prefente (¿) d’andare a caccia, quando fu a 77- BXVIli * con^ni di Setta , raoftrò deiìderio grande d’ abbracciare il Duca Rer. Italici e H Figliuolo , a cui avea già prometta in Moglie Beatrice fua Figliuola, cioè quella, che divenne poi Regina d’Ungheria. Andato il Duca, fu prefo, e porto fenza fperoni fopra una muletta, e condotto alle prigioni di Napoli. Occupò il Re tutti i di lui Stati, ed imprigionò anche i di lui Figliuoli, nen fenza grave taccia del Duca di Milano, e di AleJJandro Sforma, perchè fi-dandofi di loro, ed avendo dati loro in ortaggio tre fuoi Cartelli, s’era etto Duca indotto al precedente accordo , accorgendoli troppo tardi d’effere flato tradito anche da loro. Grande appren-fione e timore concepirono per quefta infedeltà di Ferdinando Jacopo Piccinino e i Caldorefchi, troppo chiaro conofcendo, che poco capitale potea farfi delle parole e della fede di querto Re. I»