Anno MCCCCXLII. *95 egli a quella volta col rimanente dell’ efercito . Ma mentre egli rivolgea i fuoi pafli e difegni contra d’un lontano nemico, con bene ftrana fcena trovò d’averne un altro affai vicino, a cui non avrebbe mai penfato. Per quanto attorta il Simonetta , da che il Re Alfonfo conobbe i preparamenti dello Sforza contra di lui, fi diede a tempeftar con calde Lettere Filippo Maria Duca di Milano ; acciocché ritenefTe il Conte da quella Spedizione. Da quello ancora fi può lcorgere, che irregolar tefta fofi'c quella del Duca. Non erano, per così dire, quattro giorni, ch’egli nel valorofo Conte fi era fatto un Genero, e come un Figliuolo; e pure non tardò ad operar contra di lui alla peggio: fia perché gli difpiaceife di vederlo tuttavia protetto da i Veneziani e Fiorentini, ed unito con loro; ovvero che fi foife pentito d’un acca-famento fatto quafi per forza e fuo malgrado. Però quefto sì in-ftabile Principe fufcitò contra del Conte Papa Eugenio, con rap-prefentargli d’effere venuto il tempo di ricuperar la Marca, e con offerirgli anche le fue forze fottQ il comando del Piccinino. In fatti fingendo egli di aver licenziato dal fuo fervigio Niccolò Piccinino, quelli nel dì 3. di Marzo arrivò con molta gente d’armi a Bologna (a), Città a lui fottopofla, facendo vifla d’ andarfene (a) Cronica a Perugia patria fua. Fu egli poi dichiarato Gonfaloniere della T0n°xvni Chiefa Romana da Papa Eugenio (¿); e giunto a Todi poiTedu- r/. itahc.' ta allora dal Conte Francefco, con un trattato fe ne impadronì. (b) donine. Quella novità fece fermare il Conte nella Marca, per accudire £™alft^1 ' a’ proprj intereifi, e prefe con Bianca fua Moglie per fua refiden-za Jefì. M entre quelle cofe fuccedeano, Alfonfo Ile d’Aragona,^ Principe di gran mente e fagacità, e di non minore fortuna, continuava l’attedio della Città di Napoli con averla ridotta a gran penuria di vettovaglie, (c) Da due Maeilri Muratori Na- (c) poletani, che furono prefi, gli fu infegnata Ja maniera d’ en-^poUtani trare in Napoli, cioè per quello ileffo Acquedotto, per cui r”'ìtàiie. tanti Secoli prima BeliJJario s’era nella Città medefima intro- lftoria NaP°-dotto. Era effo flrettiiìimo; il Re Renato vi avea fatto met- ^¡^“haUc fere de’cancelli di ferro, ed altri ripari, e fattavi fare la guardia; Sanuto iji. ma non fu continuata quell’ultima cautela. Perciò nel Vener - ‘ dì notte, vegnendo il Sabbato giorno due di Giugno, per quel r™, i^nc. condotto fotterraneo il Re Alfonfo ipinfe, chi dice quaranta, e chi più verifimilmente trecento o quattrocento de’ fuoi Soldati entro la Città; e quelli fino all’apparir del giorno fi ten- N 2 ne-