74 Annali d’ Italia: Anno di Cristo mccccxv. Indizione Vili. Sede di San Pietro vacante i. di S i G i s M o n D o Re de’ Romani 6. CHiunque mirava Giovanni XX11I. Papa nel maeftofiffi-mo Concilio di Coftanza, come Romano Pontefice , riverito da Sigismondo E e , oflequiato da tanti Cardinali, Vefcovi, Prelati e Nobili, e affifo fui Trono alla tei!a di quella grande af-femblea (a) , 1’ avrebbe chiamato il più felice e gloriofo uomo del Johann Mondo. Ma non credea già così fé fteiTo Pspa Giovanni, perchè ■XXjn- tormentato da un continuo batticuore di dover fcendere da quel-àus^Annai. la beata Cattedra, in cui era feduto finora . In effetto da che fi Ecd. videro oflinati gli altri due Papi in anteporre la loro ambizione al defiderato ben della Chiefa, que’Padri cominciarono in disparte a fcappar fuori con propofizioni di aftrignerli colla forza alla ceffione. Non vi mancarono Italiani, che diedero ad effiPadri in fegreto nota di tutte le crudeltà, fimonie , ed altre iniquità dello itefl'o Giovanni. Ma non mancavano a lui fpioni, perchè in abbondanza ne avea condotto feco : e quefti gli andavano rivelando tutti i fegreti de’Cardinali e de’Vefcovi. Lafcioffi egli indurre a promettere la ceffione del Pontificato , purché anche Angelo Corrario , e Pietro di Luna, cioè gli altri due pretendenti al Papato, faceffero la fteffa rinunzia. Ne fu fatta gran fefta nel Concilio . Ma perchè una tal condizionata promeflà farebbe rimafta fenza effetto, ftante la già conofciuta durezza de gli altri due : cotante iflanze furono fatte a Papa Giovanni, che giun-fe infino ad obbligarfi alla ceffione , quando altra maniera non vi foffe di unire la Chiefa. Oh allora sì che ottenuto quefto impor-! tante punto, s’empierono di giubilo i Padri del Concilio. Ma fatto ciò , fe ne pentì ben pretto Giovanni , ed avendo fegreta-mente trattato con Federigo Duca d’Auiìria , nella notte del dì 20. di Marzo prele così ben le fue mifure, che fe ne fuggì vestito da villano , e fi ridufTe a Sciafilia ne gli Svizzeri, dove ritrattò le promefTe fatte. Gran rumore fu per quefto nel Concilio. Tralafcio io i lor decreti, le loro iftanze per farlo tornare, e le cabale di Giovanni per fottrarfi al fulmine, che gli fopraftava, bacandomi di dire, avere il Re Sigismondo unito con altri Principi ufate le preghiere, le minaccie , e in fin l’armi , per indurre il fuddetto Duca Federigo a prendere e con-