Annali d’ Italia. altri dicono di Cafale del Monferrato. Secondo la tertiraonianza del Biglia e del Corio, coftui fìgnoreggiava allora in Pavia , A-leflandria, Vercelli, Tortona, Varefe, CaiTano, in tutto il Lago Maggiore, e in altre Terre : ma fpirò con lui tanta grandezza, perchè mancò fenza prole. Dappoiché fu feguita la morte del Duca Giovanni Maria , ed efpofto il fuo cadavero nel Duomo, entrò in Milano con pochi AJlorre, o ila Eflorre, bartardo del fu (a) ReJufìus Bernabò Visconte, chiamato il Soldato Jcn^a paura, (a) che a-Tomn% vea tenuta mano alla congiura , ed unito co’fuoi partigiani , i Rer,'Italie, quali gridando: Viva AJìorre Duca, s’impadronirono del Palazzo Ducale, corfe la Città fenza impedimento alcuno, ed afìùnfe il titolo di Duca. Ma il Cartello , di cui era Governatore Vincenzo Marliano, per quante promeffe e minaccie ufarte Aftorre, non gli volle preftare ubbidienza. La morte di Giovanni Maria Duca , e forfè più quella di Facino Cane, richiamò, per così dire, in vita Filippo Maria Visconte fuo Fratello , Conte di Pavia, che perduto ogni fuo dominio , mefehinamente vivea in Pavia alla diferezione d’elTo Facino, mancandogli talvolta il vitto. Prefe egli torto il titolo di Duca di Milano; e giacché Facino in morte l’avea raccomandato vivamente alle fue milizie, parea , che non foiTe da dubitare della loro afììrtenza. Ma quefte genti venali vo-leano danari, e fi preparavano di partale, chi al fervigio di Pan-ddfo Malatejla, e chi di Aflorre Viscónte. Un ripiego a sì fatti bifogni fu allora trovato da Bartolomeo Capra eletto Arciveicovo di Milano , e da Antonio Bozero Cremonefe , Governator della Cittadella di Pavia. Quefti dopo aver ricoverato Filippo Maria in erta Cittadella, per fottrarlo alla beftialità delle truppe, e all’ infìdie de’Nobili da Beccaria, propolèro, che Filippo fpofafTe Beatrice Tenda, Vedova del fuddetto Facino. Vi ii accomodò Filippo ; Beatrice non folamente vi accontenti, ma sborsò quattrocento mila Fiorini d’oro, e dopo eiTere rtata fpofata , diede a Filippo in dote altri tefori, e le Città fuddette, benché tutte non veniifero allora alle mani di lui . Rallegrato l’efercito colle paghe di Beatrice, tutto fi diede a Filippo Maria, il quale s’inviò con effo alla volta di Milano, dove Aflorre Visconte nel me-defimo tempo, che tenea attediato il Cartello, attendeva a fol-lazzarfì in ferte e giuochi. Nel dì 16. di Giugno introduce il novello Duca delle provvifìoni di viveri nel Cartello, ed entratovi anch’egli ne ufcì poi verfo la Città, che già s’ era morta a rumore , ed acclamava lui per Signore . Per querto avvenimento A- ftorre