Anno MCCCCXCIV; 375 • # > ^ |fc . eia dello Iteffo Re llracciò quella Carta, (a) e a ì Reg.j Mini-(a) Ammir. ilri, che aveano accompagnato con alte minaccie lo fcritto, a-nimófamente ril’pofe: Voi darete nelle vojìre trombe, e noi fo- jtaUa, neremo le noftre campane : il che detto , ufcì toilo della camera . Quello parlare, che potea facilmente partorir graviilimi fconcerti, Dio volle, che terminafle in bene. Si riduffero 1 Re-gj Minillri a condizioni più diferete, e nel dì 26. di Novembre feguì l’accordo, in cui i Fiorentini promifero al Re cento venti mila Scudi, cioè cinquanta mila in termine di quindici dì, e in altre rate il refto. Per lo contrario il Re promife la refli-tuzion delle Terre in tempi determinati. Pietro de Medici reltò in bando. Partitoli poi di Firenze il Re nel dì 28. del Mefe fud-detto s’incamminò verfo Roma, (¿) e nel dì 2. di Dicembre 0>)Philip: entrò in Siena , dove ancora feguenao il Re, arrivò nfel dì fe-^urlhardus guente il Cardinale di S. Pietro in Vincola , cioè Giuliano della in Dior. Rovere. V’ha più d’ uno Scrittore affermante , che Papa Ateffan-dro e il Re A/fonfo, da che s’avvidero di non aver forze ballanti ad impedire il* progreiÌo dell’Armata Franzefe, la quale unita coll’ altra di Romagna alcuni faceano afeendere fino a feffanta mila perfone, ma veriiìmilmente farà ilata molto meno, ricorfero per aiuto al Turco, acciocché fpediffe un poffen-te corpo di fua gente alla difefa del Regno di Napoli; ed avfr in fatti Baia^etta preparate alla Vallona alcune migliaia di combattenti; ma intefi dipòi i profperoii fucceffi de’ Fr.anzelì nel . Regno, meglio credette di non inimicarli un Re sì potente, affinchè la voce, eh’effo Re Carlo avea fatta correre preffo i buoni Crillianelli d’ effere venuto in Italia, per andar contro a i Turchi, non gli veniffe voglia un dì di renderla vera. Dicerie di belli o maligni ingegni veriiìmilmente furtmo quelle. Nel giorno fteffo, in cui Carlo Vili, entrò in Firenze, mancò di vita in quella ileffa Città Giovanni Pico Signore della Mirandola in età di foli trentatrè anni (c), e pur giunto in sì poco (0 Johann. tempo di vita a meritarfi il titolo di Fenice de gl’ingegni: sì grande era il fuo fapere, sì maravigliofa la fua perizia nelle Johann. Pici Lingue Orientali, accompagnata eziandio da una rara Pietà, ed illibatezza di collumi. Parimente nel Settembre di quell’ Anno (1d) finì i fuoi giorni in Firenze Angelo Poliziano in età di qua-(d) ^Wui rant anni, anch’effo uno de’più felici ingegni, che fi av'elie al-‘n E°s' lora l’Italia. Nè è men degno di memoria Ermolao ( chiamato nel dialetto Veneziano Almorò ) Barbaro nobile Veneto, che po- A a 4 chi