142 Non si esagerino però le prospettive, nè si precorrano gli eventi. La capacità di iniziativa politica trovava ancora un limite nella natura delle cose e nella posizione giuridica riservata all’istituto ducale. Il territorio veneto, per quanto di fatto avesse conseguito una propria personalità, era sempre una provincia dell’ impero d’Oriente, e nella considerazione dei grandi attori della politica italiana e nell’ intimo comportamento delle sue opere. Di fronte al lento, infallibile e deciso risorgere di concezioni universalistiche imperiali sopra le rovine accumulate dai rivolgimenti degli ultimi secoli, specialmente in occidente (1), i rottami, che avevano tentato ricostruire una vita propria con nuova fisionomia, erano anch’essi travolti, incerti dell’awenire, nell’orbita delle ricomposte maggiori unità, dalle quali erano stati divelti. Il popolo veneto, se mai un tempo si fosse allontanato, alla vigilia della lotta titanica dei due imperi, ritornava alle sue origini, rientrava nell’orbita dell’influsso bizantino, a tutela della propria esistenza, conservando gelosamente il patrimonio morale e politico creato dalla propria virtù. 7. — Il governo di Maurizio, come si è detto, ebbe senza dubbio origine popolare, spiccatamente autonoma. Nel corso degli anni, se non inizialmente, si accostò alla sovranità bizantina, sollecitò la ratifica della sua podestà, sia pure come segno onorifico, e l’ottenne. I titoli di console e di duca imperiale, dei quali è insignito, possono a sufficenza indicare l’evoluzione compiuta, ma non cancellavano l’origine popolare, elettiva, della dignità ducale. A essa Maurizio, dopo 31 anni di governo, faceva appello per assicurare, secondo l’ordine costituzionale, la continuità delle prerogative politiche nella famiglia. Il popolo era chiamato ad approvare l’associazione del figlio al governo paterno, e ancora una volta era affermato il diritto di sovranità del popolo. Per suo intervento, traverso il voto dell’assemblea, anche Giovanni era investito della podestà ducale (2). Maurizio aveva accettato le dignità bizantine, si (1) Cagqese, op. cit., p. 287 sgg ; Cessi, Le vicende cit., I, 265 sgg. (2) Iohan. Diac., Chronicon cit., p. 99 : dehinc cum triginta et uno du-catus dignitatem gubemaret, iam effectus senex, populo interpellante, Iohannem, suum fUium, honoris sui habere consortem complacuit.