Anno MCCCCXXXIV. 157 ta a gli Stati della Chiefa dal Conte Francefco Sforma. (a) Coll* (a)#«*«», acquilto della Marca avea quelli rallegrata non poco ed accrefciu-ta la fua Armata, e però durante il verno pafsò nell’Umbria, Tom. ì,.3 con occupar Todi, Amelia, Tofcanella, Otricoli, Mogliano , Rer- Italic' Soriano, ed altre Terre. Atterrito da quello fiero temporale il Papa, altro mezzo non feppe trovare per quetarlo, che quello di trattare un accordo . (/>) Spedì pertanto allo Sforza il fuo Se- pie. * gretario Biondo da Forlì Storico rinomato ; e la conchiufione del trattato fu, che Eugenio concedette al Conte Francefco in Vicariato, fua vita naturai durante, la Marca d’ Ancona nel dì 25. di Marzo; e per maggiormente impegnarlo alla propria di-fefa, il creò Gonfaloniere della Chiefa Romana. Si accinfe in fatti lo Sforza a foflenere gl’intereffi del Papa; e perchè Niccolò Fortebraccio tenea flretta Roma, inviò due mila cavalli fotto il comando di Lorenzo zittendolo, e di Leone Sforma fuo proprio Fratello in foccorfo a Mìcheletto Attendolo, Generale in quelli tempi del Papa. Andarono quelle genti all’ alfedio di Tivoli, dove s’era fortificato il Fortebraccio, il quale da lì a non molto attaccò una battaglia, e n’ebbe la peggio. Portoill lo fleflo Conte Francefco all’alfedio di Montefiafcone, e l’avrebbe allretto alla refa, qualora Filippo Maria Visconte non aveiTe imbrogliate le fcritture. S’ebbe quelli forte a male, che il Conte Francefco avelie abbracciato contro la fua mente il partito del Papa. Per quanto dunque fu creduto, ricorfe ad un altro ripiego a fin di fal-vare le apparenze, e di far del male, fecondochè fofpirava, all’ odiato Pontefice. Cioè operò, che i Perugini, o fia che avelfero 0 pure che fingefìero d’ aver paura del Conte Francefco Sforza, chiamalfero in loro aiuto Niccolò Piccinino lor Concittadino, (c) (c) Ammì, il quale inoltrando di voler trasferirli per bifogno di fua fanità a T^\lrert 1^l\ 1 Bagni di Petriuolo, ottenne da’Fiorentini il pafTaggio di fecen-to cavalli, ed altri cinquecento ne fece marciare per la Romagna. Giunto che fu il Piccinino, correndo il Mefe di Maggio, in quelle parti, arreftò i difegni dello Sforza, e cominciò a camminar d’intelligenza con Niccolò Fortebraccio, il quale ricevuto • un rinforzo di gente da Viterbo , più che mai fi diede ad inquietare ed angultiare i Romani. Ordiva egli nello flelfo tempo delle trame co’Ghibellini di quell’augulla Città, di modo che fol-levatolì il Popolo Romano nel dì 29. del Mefe fuddetto, ed at- (d) Raìnaid. tizzato fpezialmente da’Colonnefi (d), andò furiofamente a la- ^"^dus“' mentarfi al Papa delle velTazioni, che lor conveniva di fofferire & aia.“*’ pel