Anno M C C C C X XII. nr cor io a quetto morbo micidiale; e però entrato in un Luogo, agevolmente fi dilatava per gli altri. Anno di Cristo mccccxxiii. Indizione I. di Martino V. Papa 7. di Sigismondo Re de Romani 12,. SE crediamo al Rinaldi (a), terminò i fuoi giorni in quett’ (a)s ayn*ht. Anno Pietro di Luna , già Antipapa Benedetto XIII. ottina--Ann. EecUj\. to nello Scisma , e fprezzatore de i decreti e delle ceniure della Chiefa universale raunata nel Concilio di Cottaoza. Morì nella Fortezza di Paniicola nel Regno di Valenza, el’avvifo di iiia morre avrebbe recata fomma allegrezza a Papa Martino e alla Corte Romana, fe non fofle fopragiunta un’altra nuova , che i due foli rettanti Cardinali di lui aveano ofato di eleggere un nuovo Antipapa, cioè Egidio Mugnos o Mugnone, Canonico di Barcellona , a cui diedero il nomedi Clemente Vili. Ma il Rinaldi anticipò d’un Anno la morte di cottui, e però dirò il retto all’ Anno feguente. Batterà per ora iàpere , che Alfonfo Rz d Aragona quegli fu , che per fuoi politici motivi tenne Tempre vivo l'Antipapato di Pietro di Luna per avere uno ipauracchio da valerfene contra di Papa Martino, a cui non celiava di chiedere efenzioni e grazie. Anche nell’ Anno prefente fece egli ittanza per Nnvettitura del Regno di Napoli, giacché la Regina Giovanna l’avea adottato per Figliuolo. Ma non mancò fermezza al Pontefice per negargliela, aderendo egli di non poter far quetto torto a Lodovico d’Angiò, a cui competevano giu-fìi titoli fopra quel Regno. Avea etto Pontefice, per adempiere i decreti del Concilio di Coftanza, intimato il Concilio Generale, da tenerli in quell’ Anno a Pavia. E in effetto fi diede principio a quella facra Affemblea in effa Città, ma con mefchino concorfo di Prelati. Entrata colà la Pefte , fu il Concilio trasferito a Siena. Nè pur quivi andò innanzi, fxccome diremo, perchè il fuddetto Re volea mettere iti campo le pretenfioni di Pietro di Luna per far difpetto al Papa : il che obbligò Papa Martino a differire a miglior tempo la tenuta del dettinato Concilio. Di quefta fua perverfa politica s’ebbe ben pretto a pentire Alfonfo . Quanto più in quetto Prìncipe crefceva 1 avidità d’im-padroniriì del Regno di Napoli, tanto più egli fcorgeva creicele