A n tf o M CCCCXX, 101 fti navi comandate da Batiila da Campofregofo, uni con effe fette fue Galee, e ben proveduto di viveri e di gente nel dì 15. d’Agofto felicemente arrivò al Porto di Napoli ; (a) pagò cir- fa) Criteri. ca quaranta mila Fiorini d’ oro alle truppe di Sforma, al quale fi diede in quelli tempi la Città d’Averfa , conquìda di gran Re/. Italie, momento per la guerra . Maggiormente allora fu da lui e da Sforza llretta d’ alfedio Napoli, ed in ella furono anche una notte vicini ad entrare per tradimento ; ma eccoti comparire al lido nel dì 6. di Settembre ([b) dodici Galee e tre Galeotte de>l O) Giornali Re Alfonjo ; dicono altri, che egli fi trasferì colà in perfona . Tom.13^ Per trovarli inferiori i Legni de’Genovefi, prima ch’egli giù-R er. Italie. gneffe , fe n’erano tornati a cala . Sforza col Duca cì’Angiò gran battaglia diede per impedire lo sbarco de’Catalani; ma in fine fu alltretto a battere la ritirata , e condurli &d Averfa . Sbarcato Alfonfo, la Regina il riconobbe per fuo Figliuolo adottivo, gli coniegnò Cartello Nuovo, il creò Duca di Calabria. Così terminò 1’ Anno prei’ente nel Regno di Napoli, ma con eiferfi molte Terre e Baroni levati dall’ubbidienza della Regina. Quali imprefe facelfe in quell’ Anno Filippo Alaria Visconte Duca di Milano , non bifogna chiederlo al Corio. Egli poco ne feppe . Differifce quello Scrittore all’Anno 1422. la conquida di Cremona; ed ella fuccederte nel prefente Anno, ciò ricavandoli da Matteo Griffoni (c), e infieme cfa Andrea Biglia (d) , e da Marino Sanuto (e). Cabrino Fondolo Tiranno di quel- Tom xvni. la Città, veduta già perduta la maggior parte delle fue Callel- ver. Italie. la, e che poco capitale potea farli del foccorfo de gli Alleati, non fi volle afpettare addoffo ali’aprirfi della, campagna 1’efer -Tom. cito del Carmagnola. Perciò nel Gennaio di quell’Anno prele Rer Italie. accordo col Duca di Milano, lafciandogli Cremona per trenta-^ ^anuta cinque mila Fiorini d’oro, e con patto di ritenere per sè Calli- /om. ‘xxìi. glione, e di poter godere di quanti beni egli poffedea. Non gii man- R'r. Italie-cavano de i tefori, e certo li vagheggiava con gran cupidità il Duca; pur quelli la fece per ora da galantuomo, e gli offervò la parola della franchigia a lui accordata , afpetrando di fa re il rello ad altro tempo. Andò pofeia collui, ficcome dicemmo, al fervigio de’Bolognefi . Era in collera effo Duca con Pandolfo Ma-laufla per l’aiuto dato in addietro a Gabrino, pretendendo rotta ingiullamente da lui la tregua o pace ilabilita da Papa Martino. In fatti effendo ricorlo Pandolfo al Papa per aiuto, non ne riportò fe non de’rimproveri, per aver mancato a i patti. Tomo IX. G 3 Nè