622 Storia generale Tra il 21 ed il 28 luglio, tratto bastevole a rifornir di carbone e di munizioni l’armata, a rimandarla all’assedio dell’ isola e ad accettare eventualmente un novello scontro con TegethofF, il Ministero lasciò ogni cosa in troncò accettando il 25 l’armistizio provvisorio. Il 28 Persano ed Albini vennero sbarcati, Vannata d'operazióne disciolta, e creata in sua vece — colle stesse navi—1 la squadra, d'operazione spartita in due divisioni, l’una di corazzate sotto il Vacca, l’altra di navi in legno sotto il Riboty, il quale continuò però ad alberare la bandiera sul Re di Portogallo. Mentre istruivasi ¡processo a carico del Persano e dell’Al-bini e s’investigava la condotta della flotta in genere, la squadra di operazione italiana subì le conseguenze della infausta scelta d’Ancona a piazza d’armi. A dì.6 dell’agosto una violenta sfuriata di maestrale mise a repentaglio tutta l’armata. L’Aff'ondatore, che dalla rada volle rifugiarsi nel porto, vi colò miseramente a fondo. La corvetta Principessa Clotilde e le fregate Gaeta e Maria Adelaide ararono sulle ancore in guisa che fu miracolo non andassero in costa. Il Ministero s’accorse che altri due fortunali dell’istesso genere potevano arrecare danno maggiore di uno scontro e separò le due divisioni, mandando a Taranto le navi in legno del Riboty; nel frattempo gli armistizi rinnovati preludiavano al trattato formale di pace. La investigazione sulla condotta militare del Persano non gli fu nè poteva essere favorevole ; ed a suo carico fu aperto penale procedimento. Io ho già narrato in precedenti pagine i giudici subiti dal conte di Torrington e da Francesco Morosini. Or mi conviene narrare di quello del Persano. Lungi dall’ esser sotkyposto ad una Corte di generali di inare e di terra, fu chiamato a comparire dinanzi al Senato costituitosi in Alta Camera di Giustizia, in omaggio alla vigente Costituzione. L’accusa fu sostenuta da magistrati punto famigliari colle faccende della guerra, e, mi si permetta di dirlo, colla storia marittima. Non debbo insorgere contro un giudicio emesso dal primo Corpo dello Stato