-=$* 280 «3> Troviamo nella slessa raccolta la relazione di un anonimo veneto che fu nel 1558 coll'armata di Solimano all’assedio del castello di Din difeso da’ Portoghesi : essa ci offre un interessante ed esattissimo periplo del mar Rosso e dell’ Indiano, fino al golfo di Cambaia. Formano parte della collezione medesima i tre libri Delle cose de' Turchi, scritti da un anonimo, eh’ e forse Benedetto Ramberti, il primo de’ quali libri descrive il viaggio da Venezia a Costantinopoli : questa bella e circostanziata relazione era però stata pubblicata dai tipi d’ Aldo fino dal 1559, ed ebbe numerose ristampe nel corso del secolo XVI. Come Giovanni Bembo aveva, intorno al 1505, percorso l’Africa settentrionale e la Spagna in cerca di antiche iscrizioni, Pellegrino Brocardi girava, nel 1557, il Basso Egitto per visitarne i monumenti : il ragguaglio che diede del suo viaggio, succinto, ma esalto, pubblicò la prima volta il Morelli nel 1805, nella dotta sua Dissertazione intorno ad alcuni viaggiatori eruditi veneziani poco noti. Comparve a Venezia, nel 1566, il Viaggio al santo Sepolcro ed al monte Sinai di fra Noè Bianco francescano. Questo goffo libro fu molte volte riprodotto, e servì fino ai noslri giorni di pascolo alla curiosità del popolo, e di guida ai pellegrini di Terra Santa. Cesare de’ Federici, mercatante veneziano, percorse i mari dcl- 1 Indie dal 1565 al 1581. Le notizie commerciali delle contrade da lui visitate, che diede in una relazione stampala a Venezia nel 1587, sono preziosissime, quelle specialmente che riguardano il Pegu, dove fece più lunga dimora. Più interessante e più circostanziato è il ragguaglio di un viaggio fatto, dal 1579 al 1588, da Gasparo Balbi: eguale lo scopo a quello del Federici, il traffico; eguale la mela, il Pegu. Pure nelle ultime edizioni della Collezione ramusiana si è inserito il libro del Federici, e si escluse quello del Balbi. Chiudiamo con questi due la serie dei viaggiatori e navigatori veneziani. Ma si lega intimamente a questo argomento un cenno sulle antiche mappe e sui portolani qui lavorati a tutta la prima metà del secolo XVI.