51ii Storia generale minante, comandante Del Core. Cotali legni mi venivano dal dipartimento meridionale per ordine di S. A. R. il Principe luogotenente del Re. Dallo stesso dipartimento la regia squadra venne provveduta degli approvvigionamenti di combustibile necessari alla continua alimentazione delle macchine, cui era costretta per situazione di guerra. Dal dipartimento settentrionale mi fu spedito il piroscafo avviso Alitili dii, comandante Faa d; Bruno. Questo legno mi riuscì utilissimo in causa della sua velocità, sia per portare ordini e avvisi, sia per soi'vegliare la linea d’ancoramento, sia finalmente per alcune incombenze riservate di blocco, che adempì con zelo ed intelligenza com-mendevoli. Erano le ore 4 pomeridiane del dì 5 di questo mese, quando un forte scoppio in Gaeta ci fece avvertiti che doveva essere saltato in aria un deposito di polveri. Fu quello il segno agli assedianti per aprire il maggior fuoco delle loro artiglierie su tutta la piazza. Dissipato il fumo, si scorse che gran parte del bastione S. Antonio era diroccato, lasciando aperta una gran breccia verso il mare : credetti quindi utile di ordinare alla Garibaldi di recarsi dalle 9 alle 11 di notte a tirare a breve distanza precisamente nella direzione della breccia. 11 comandante D’Amico condusse inosservato quella piro'fregata a circa 500 metri dalle opere di difesa, e manovrando con maestria e arditezza scaricò più fiancate contro la posizione indicatagli. Dalle fortificazioni di Gaeta gli venne risposto con impeto e prontezza di tiro, per cui non volendo io maggiormente esporre quella fregata, dopo d’avei'la lasciata un’ ora ad offendere, gli segnalai di ritornare al suo ancoramento. Anche questa volta nessuna avaria riportò la Garibaldi, sebbene tanto si fosse messa sotto il fuoco nemico. Il suo bravo comandante ricevette non solo i miei encomi, ma benanco quelli di S. A. R. il principe di Savoia Carignano che ne aveva osservato la manovra. Nella stessa notte, onde possibilmente non dare riposo al nemico, ordinai al vascello il Ile Galantuomo di attaccare egli pure Gaeta, ma dalla parte esterna ; e quantunque quel bastimento non si trovasse armato che da soli 8 giorni, e non avesse potuto recarsi che una sola volta ad esercitare il suo equipaggio verso l’istmo, fece in quella notte meraviglie, sembrando una nave da lungo tempo ammaestrata, tanto il suo fuoco fu vivo, ben diretto ed a piccola distanza : merito di chi lo comandava. Al mattino del dì seguente un parlamentario da Gaeta si recò al comando generale per chiedere una tregua. a titolo di umanità per dare sepoltura ai morti, e dissotterrare chi poteva ancora essere vivente sotto le macerie del bastione rovinato. Piacque al generale in capo di accordarla di 48 ore, e poi di prolungarla di 12. In quest’ultimo intervallo di tempo, ebbi invito dal comando del corpo d’assedio d’imbarcare a Gaeta 200 feriti che S. E. il generale