134 <■*> la distanza di piedi 16, oltre la muraglia di cinta colà poco prima costruita ; raccomandava fosse ricavato il rivo detto delle scovasse, che si stacca dall’altro di Santa Trinità, e che lo si continuasse fino a sbucare presso San Martino, nel così detto Iìiello dell’ arsenale di evidente antichità; al quale effetto consigliava l’acquisto di alcune case site in quella località, di cui erano proprietarie le patrizie famiglie Salamon e Giustinian. Ma i suggerimenti di quella giunta non ebbero per allora alcun effetto; anzi il rivo contermine all’ ortaglia della Celestia non venne giammai eseguito, e solamente con decreto 31 marzo ISSI, il senato approvò l’acquisto delle suaccennate case de’ Salamon e Giustinian, che in parte occupavano lo spazio su cui eseguire lo escavo in continuazione dell’ ancor detto rivo delle scovazze, provvedimento che venne eseguito solo dopo scoperta e dispersa la celebre congiura detta degli Spagnuoli, ordita dal duca d’ Ossuna, viceré di Napoli, framezzo i ravvolgimenti della quale si seppe essere stata compromessa la sicurezza dell’ arsenale. L’ epoca di questo taglio od escavo era ricordata da una lapide infissa nella muraglia del pubblico fabbricato, denominato Inferno, costeggiante il nuovo rivo, con l’anno 1620. Quelle case, fra le acquistate, che non occorreva demolire, rimasero a disposizione della reggenza dell’arsenale, e servirono poscia, e fino agli ultimi tempi, per alloggiare i ministri ed i capi delle maestranze (operai), ossieno i proti dell’ arsenale medesimo. La stessa giunta spingeva più avanti le proprie viste, e pensava essere effetto di prudenza aprire un nuovo canale lungo il campo detto della Tana, costeggiante all’ esterno la muraglia delle officine fonderie, per modo di far comunicare il rivo della Madonna con 1’ altro parimenti detto della Tana ; ma questa proposizione non venne accolta ; se non che, a custodire quella linea, si è stabilito un posto di guardia nel campo stesso, e quindi, con altro decreto 15 aprile del ripetuto anno 1581, si vollero chiuse a muro le due arcate a levante della cella delle Campane, all’ allo della torre di San Francesco, respicienti l’arsenale, ed una chiave di essa custodita dal reggimento. A render finalmente più intero 1’ effetto di queste misure