256 Storia yen. della Marina Milit. \ Durante una crociera nella Manica Duguay-Trouin meditò l’impresa di Eio Janeiro e reduce in Brest al disarmo, si recò a Versailles per andare a far la sua corte al re Luigi e proporgli la campagna. Sapeva clie il re di Portogallo aveva fatto aumentare le fortificazioni di Eio e speditivi 4 vascelli da 56 a 75 cannoni e 3 fregate da 36 a 40, molte munizioni da guerra ed infine cinque reggimenti scelti obbedienti a Don Gaspare cl’ Acosta. Non fu ardua cosa per Duguay-Trouin trovare in Parigi, in Versailles ed a Saint-Malò, sette persone die assumessero la direzione d’una società in accomandita la quale racimolasse il denaro necessario calcolato ad 1,200,000 lire tornesi. Il conte di Tolosa, amiraglio di Francia, sottoscrisse molte azioni; il conte di Pontchartrain, ministro della marina, si prestò volentieri a fornire parte dell’armamento ed in breve furono allestiti i vascelli Lys e Magnanime di 74 cannoni, Britlant, Achille e Glorieux di 66, le fregate Argonaute di 46, Ama-zone di 36, V Astrèe di 22, la Concorde di 20; la fregata Bellone fu guarnita a bombarda con 2 mortai. A qixeste navi fornite dai privati, lo Stato uni il Fidèle di 60 cannoni, l’Aigìe di 40, il Marx di 56 armati tutti a Rocliefort, mentre Dunclierca fornì il Chancelier e la Glorieuse e 2 bombarde. Per quanto i preparativi fossero segreti, il Gabinetto inglese li riseppe; avvertì la corona di Portogallo invitandola a vegliare alle sue colonie e il 5 giugno del 1711, 20 vascelli inglesi incrociavano davanti a Brest per impedirne a Duguay-Trouin la uscita. Ma questi due giorni innanzi aveva salpato colla sua squadra ed era già a Bochefort. Il 9 di giugno ne salpò per il Brasile ; e dopo aver toccato il Capo Verde e l’Ascensione, quantunque la squadra fosse a corto d’acqua da bere, procede per Eio dove, forzando di tela, giunse il 12 del settembre all’alba. Il cava-lier di Courserac die era pratico del porto, capitanò la colonna, le altre navi segtiirono in linea scempia di fila e forzarono l’entrata della baia perdendo circa trecento uomini morti o feriti, e pur talmente minacciosi alla flotta ancorata, che i costei capitani filarono per occhio le gomene ■ed investirono sulla spiaggia le navi.