della Marina Militare. 179 tima greco-latina, in quanto che io scorgo in Francesco Morosini l’uomo il quale, contemporaneo d’amiragli inglesi, olandesi e francesi, le cui vittorie non mutarono punto la geografia politica del loro tempo, diede battaglie e tracciò assedi per i quali una grossa provincia come la Morèa passò dai Turchi ai Veneziani. « Fu della persona più che mediocre, ed ebbe membra e forze ben rispondenti e gagliarde : di bella carnagione, maestà pari nel sembiante e nell’ andatura ; tutto in pel bianco ; di lingua e di letteratura bastevolmente fornito ; di buon ingegno, e d’ ugualmente saldo e pesato giudici© ; grande sperienza, e conoscimento della guerra, e principalmente della professione marittima; intrepido nelle avversità, e facile al perdono. Da nobile d’un sopracomito suo congiunto, eh’ è il noviziato delle galere, per tutti i gradi di lunga e benemerita salita ascese al sommo di capitano generale, che quattro volte con raro ed insolito esempio sostenne. La prima senza felicità d’incontro, la seconda con la benedizione d’ una vittoria std mare, ma con la sventura di cedere la città di Candia dopo tre anni d’assedio all’ ostinato valore del primo Yisire ; onde soggetto a varie vicende gli convenne giustificare la sua amministrazione sotto il rigore del sindacato ; la terza potè trionfare della Morèa, ornare sè stesso del titolo di Peloponnesiaco, decorare co’ fregi i nepoti, ed essere assùnto all’ onore supremo del Principato. Nella quarta godè le beneficenze della fortuna, perchè consacrò pochi restanti mesi alla patria. Morì nel maggior comando della repubblica, e lasciò impressa un’ardente brama che più lungamente vivesse. In molte virtù eh’ egli avea, era desiderato adorno di tutte. E provvido consiglio, non colpa della natura, che non vi sia perfezione in terra. L’avrebbono voluto più blando e mansueto; ma se cadeva in qualche movimento d’ira, presto sedava l’animo, e ridu-cevasi in calma. » A sì bel ritratto ogni mio ritocco darebbe sfregio e guasto. Solo aggiungerò che la difficile guerra di Candia nella quale, oltre a vigorosissimo nemico ebbe a combattere le insidie di collegati spesso dissidenti ed invidi, gli è più chiara cagione di gloria e titolo d’onoranza che la