della Marina Militare. 595 I legni giunti a portata del nemico apriranno il fuoco senz’ altro segnale e il Re di Portogallo, appena lo giudicherà conveniente, accosterà alla sinistra piano piano, per tagliare la ritirata al nemico. Tutte le navi della linea seguiranno per la contromarcia. La riserva aprirà il fuoco appena scopra il nemico onde mantenerlo in rispetto, sin che la linea di battaglia è rettificata, quindi si ritirerà per entrare in azione sul punto più conveniente, quando vedrà più razzi sparati nello stesso tempo. La riserva deve entrare in azione senza bisogno di nessun segnale se il nemico si ritira per tagliargli la ritirata, se la nostra linea di battaglia serrata è rotta, se le nostre navi ad elice sono attaccate. Le fregate ad elice non corazzate dovi-anno lasciai- libera la manovra alle corazzate; dirigeranno anch’esse per levante in linea di battaglia serrata e non principieranno il fuoco che nel solo caso Che il nemico abbia navi della loro specie in colonne separate, o che il Comandante in capo loro segnali tirando un sol razzo, o qhe, infine, il nemico riesca a raddoppiare la nostra linea corazzata. Si raccomanda il massimo sangue freddo onde evitare la confusione di un. attacco notturno, sulla quale il nemico crede di fare grande assegnamento. All’ uopo le corazzate navighino serrate il più possibile, la colonna delle fregate si mantenga il più rigorosamente a non meno di quattro gomene e mezzo di distanza, e gli esploratori facciano coscienziosamente il loro dovere. Se l’amiraglio brucierà due razzi a due minuti d’intervallo sarà segno che il nemico prende caccia, ed in questo caso le fregate Ancona, Castelfidardo, San Martino e Maria Pia• daranno caccia. L’Esploratore e l’Etna stiano tra le corazzate e il resto dell’armata. Paragoni il lettore quest’ ordine involuto, complesso, confuso con quello numero dieci del Farragut così chiaro e preciso da me trascritto in capitol precedente. La sera del 25 giugno 25 navi italiane diedero fondo in Ancona ove il ministro aveva fatto preparare gavitelli d’ormeggio acciò le navi potessero iegarvisi in guisa da prontamente metter sotto vapore. Al solito prudenze eccessive e mille precauzioni che non certo infondevano agi’ inferiori fiducia : erano poi accompagnate da strane sventataggini ; per esempio, si era adesso assai più prossimi al nemico che in Taranto e maggiormente la scienza comandava che fuori del porto si moltiplicassero le vedette; ciò nulla meno lo stato maggiore ne mandò una sola: V Esploratore. Il quale all’alba del 27 giugno avvistò ai largo alcune colonne di fumo, sicuro indizio di una squadra. Mosse a