deliri Marina Militare. 445 Trieste. Ma giunge il verno ed ecco Albini un’ altra volta in Ancona mentre i legni minori sotto il governo del conte Carlo di Persano rimangono a Malamocco. Gli errori continuati del Ministero da Torino avevano scosso sulla squadra la disciplina, lo sverno in Ancona la distrusse. Si aprì il 1849 colla sventura di Novara e colla susseguente rivolta di Genova. Che fare della squadra? Secondo i patti dell’armistizio essa doveva rientrare a Genova. Con che cuore abbandonare Venezia che implorava aiuto? Se Albini avesse consentito alle preghiere di Manin che il chiamava colla squadra al suo fianco ben altrimenti grave si sarebbe calcata la mano di Radetzky sul percosso reame. Al vecchio soldato napoleonico, non curante od inconscio delle conseguenze, sorrideva difender Venezia. Sulle navi gli ufficiali erari divisi, i marinari tumultuavano. Giunse in buon punto in Ancona il marchese Ippolito Spinola, certo l’ufficiale più esperto che la marina del re di Sardegna vantasse. Quantunque non fosse che capitano di corvetta era latore d’ordini ed insieme di pieni poteri. La sua era missione somigliante a quella di Pier Luigi Cavalcanti; ma a fin di bene. Albini rientrò in sè stesso, comprese la dura necessità del momento e salpò per andare a ritirare in Venezia i sudditi sardi e poi obbedire. Era il 7 d’aprile ; non potè ancorare a Malamocco e diede fondo sulla costa d’Istria. Vi trovò gli Austriaci ordinati in battaglia. Quasti salutarono la insegna di amiraglio come vuoisi nelle consuetudini marittime tra navi di guerra in tempo di pace. Albini, come era suo dovere, restituì il saluto; il che indusse alcune navi a tentar novità; e sul Beroldo e sul San Michele certe deputazioni di gregari proposero all’amiraglio ed al comandante il partito o d’assalire gli Austriaci o di tornare a Genova. La dimane Albini distaccò 3 navi per quella tal missione di ritirare i sudditi sardi. La squadra allora suppose che si volesse dimezzarla per Consegnare a miglior agio i tronchi al Dahl-rup. Scoppiò la rivolta, Su due navi gli ufficiali la seppero domare ; i comandanti n’erano, l’uno il barone D’Auvare sottentrato al Mameli sul Des Cienei/s, 1 altro il conte Carlo di Persano a bordo all’ Euridice. La squadra come Dio