18 civiltà, per alterne vicende del tempo, furon distrutte le vesti-gia esterne, e sui brevi scogli, sugli scanni sabbiosi, sulle barene risorgenti, negli isolotti dispersi fra l’intreccio rimutante di fiumi e canali, ritornò il silenzio, appena rotto dal lento batter del remo e dal ritmico e cadenzato ritornello del navigatore. Questo lasso di tempo, breve o lungo esso sia, basta a distinguere la fisionomia della nuova società in un ambiente, che ha subito profondi mutamenti. Quando d’ un tratto si rinnovellò la vita, ai nuovi venuti, figli del continente, anch’essi di stirpe veneta, giunti in circostanze pressoché drammatiche, si offrì dura e tormentosa fatica di edificar tutto dalle fondamenta, e nella vita domestica e nella vita pubblica. La leggenda raccolse con piena verità questo attimo, nel momento in cui gli esuli, incalzati da un nemico implacabile, andavano alla ricerca di nuovo domicilio. Essi sopra terre non popolate, dopo lo sbandamento, rincuorati dall’ aiuto divino, ricomposero con tenace volontà la loro vita, e, lottando contro le asprezze della già dimostrò il Mommsen, non è originario del luogo, ma trasferitovi dalla terraferma o da altri luoghi quale materiale da costruzione ; altro fu rinvenuto in territori di transito fluviale, o lungo le rive delle isole ; scarsi i rinvenimenti nell’ interno di esse ; scarse le monete ; scarso il materiale funerario ; nessuna necropoli. Anche la distribuzione topografica dei rinvenimenti e la loro natura dovrebbero essere tenuti in migliore considerazione. Tutto questo ed altro ancora, analizzato con maggior prudenza, potrebbe consentire un apprezzamento più veritiero. Stabili dimore certamente esistettero sopra i lidi, e fu tramandato sicuro ricordo : è da dubitare però che nel periodo romano questi costituissero una via ordinaria di transito terrestre. Dal lato meridionale, traverso il centro clodiense, prossimo alla terraferma, facile era la via d’accesso. L’ordinamento politico clodiense si allargava sopra il lido meridionale, naturale sbocco del porto patavino. A nord invece, in stretta congiunzione con la terraferma, si sviluppava il complesso di isolotti e specchi lagunari delle aquae gradatae, nel quale, si protendeva il territorio aquileiese, più esteso della recente località gradense, collegato all’ isola da un terrapieno. Facevano seguito i lidi gradensi, sopra i quali, i nuovi pellegrini, secondo la leggenda, trovarono i resti abbandonati di antiche costruzioni ; quelli prospicienti ai porti lagunari di Concordia, di Oderzo, di Aitino. Nelle isole interne invece della laguna tracce di permanente dimora forse si riscontravano in quelle più addossate ai centri di terraferma, o lungo i margini, là dove esistettero scali e stazioni di transito delle linee fluviali dal mare ai porti lagunari. Cfr. del resto Brusin, Di uno scavo recente nell'Arsenale di Venezia e della sua interpretazione, in « Atti del R. Ist. Ven. di S. L. A. », to. XCIX, p. II (Se. mor.), p. 997 sgg.