444 Storia generale guerra guerreggiata con l’Austria non doveva far atti diplomatici ma soldateschi ; questi gli riuscirono a seconda appena gli tentò : se li avesse moltiplicati ben altra piega avrebbero preso le cose. Volgeva verso il suo fine miserevole la campagna di re Carlo Alberto. In Milano fu segnato 1’ armistizio che toglie nome dal generale Salascó e vi fu stabilito che navi ed uomini del Re dovessero abbandonare Venezia. Dura situazione per l’Albini, or pauroso di que’ fischi co’ quali le sue navi avevano salutato i Napolitani in partenza, lasciar Venezia all’ ira austriaca. Erano in Venezia certi battaglioni piemontesi capitanati da Alberto La Marmora; conveniva rimbarcarli. Albini titubava. Gli giunse da Genova ordine di veleggiare a Corfù ; quell’ ordine ha la data del 21 agosto. Albini non vi obbédì che 1’ 8 settembre. S’era lasciato andare a promesse ai Veneziani che il sentimento d’amor patrio consiglia; pur troppo la vita militare non comporta il sentimento nel suo senso assoluto; essa si compone più spesso di sacrifici d’amor proprio che di gratificazioni personali. E fatta per coloro «he sanno decidersi senza guardare indietro all’ obbedienza cieca oppure alla più flagrante disobbedienza. ¡Sappia il soldato di mare ubbidire come Tourville alla Hogue o disubbidire come Nelson a Copenaga, ma non batta mai la via di mezzo ; questa non conduce che a pentimenti acerbi ed alla riprovazione della storia. A Torino si manovrava altrettanto male in politica che a Venezia in strategia, perchè si sceglievano anche là le vie di mezzo. Albini, che doveva andare a Corfù, ricevette ordine nuovo di ancorare in Ancona, triste porto, specie nell’ equinozio ; e dominato da città che in quel torbido tempo era sopra modo agitata da uomini i cui intenti erano forse generosi, ma i metodi indubbiamente pravi. In Ancona 1' amiraglio fu circonvenuto dai fautori della guerra ad oltranza. Nel frattempo l’amiraglio Dahlrup correva l’Adriatico e predava i trabaccoli veneti ed i trabaccoli pontifici, doppia ingiuria ai Sardi che la risentivano amaramente. Allora il gabinetto di Torino ai 28 dell’ottobre ordina al-l’Albini di ritornare a Venezia e Dahlrup si richiude in